Un caffè in “galleria” (con vista).
La ristrutturazione di un tipico appartamento partenopeo restituisce valore a spazi dalle potenzialità mai indagate prima.
Il titolo non allude ovviamente della storica Galleria Umberto I di Napoli ma fa riferimento ad un altro ambiente, privato, di forma allungata e con l’originaria funzione di collegamento di locali contigui, appartenente ad un tipico appartamento del capoluogo partenopeo. Lo studio Longo e Troja Architetti ne ha fatto il fulcro del progetto di ristrutturazione che ha coinvolto l’intera unità abitativa.
Lasciamo alla progettista, l’architetto Fabiana Longo, il compito di descrivere l’intervento. Cosa di meglio delle sue parole per farci rivivere la sua passione per il lavoro svolto, guidarci tra i suoi “appunti di viaggio” e condividere le suggestioni che questa abitazione ora può offrire?
Gli spazi dell’abitare sono luoghi in cui la visionarietà dell’architetto regala al proprio committente la scoperta di inimmaginate potenzialità spaziali e di vita, comprese quelle di una domotica smart.
Questo lavoro ha rappresentato una sfida per trasformare, senza stravolgerla, la struttura classica di una casa napoletana: da luogo “rigido” nella sua funzionalità e dalle ridotte prospettive ad un susseguirsi di spazi fluidi, densi di inediti punti di vista; un luogo nel quale il magnifico torrino d’angolo e la grande galleria vetrata rivivono di un’inedita centralità, non tanto spaziale ma qualitativa, a servizio della vita familiare, attraverso un progetto in cui anche i materiali esistenti possono essere recuperati e dialogare con quelli nuovi.
Visitando per la prima volta la casa, l’attenzione è stata immediatamente catturata dalla bellezza della galleria: quattro ampie vetrate che si aprivano a sud-est su un panorama fatto di Vesuvio, cielo e mare, e protette da un soffitto “voltato” di dimensioni davvero inusuali ‐ due metri e mezzo di profondità per quindici metri di lunghezza. E poi la sorpresa di trovare un’invidiabile famiglia al completo, nonni compresi, a vivere proprio lì, in quello spazio tanto bello quanto scarsamente funzionale.
È una sosta sulla soglia di un’altra stanza densa di fascino, la torretta, che aiuta a disegnare nella mente il nucleo del progetto, rappresentato da un unico, spazioso, lungo blocco costituito solo da elementi a terra, cioè le basi, e che avrebbe dovuto contenere in sequenza tutte le funzioni: cucina, lavoro, studio.
L’idea di progetto si è di fatto fondata su due semplici ma significativi elementi: il lungo piano-cucina, posizionato nella galleria vetrata, e lo spazio per gli armadi, articolato come un’altrettanta composta sequenza di moduli che, arretrati rispetto al limite delle due grandi stanze che affacciano sul terrazzo laterale, ha consentito di rendere fluidi i percorsi e le prospettive di un’abitazione subito percepita come “rigida” nel suo stato di fatto originario.
Il colore cipria che connota gli elementi mobili riprende una delle tonalità del pavimento in marmo policromo preesistente.
Un portale in legno laccato bianco non solo contiene la lavanderia ma conduce anche al terrazzo laterale coperto da una pergola realizzata su disegno e sotto la quale campeggia, in uno spazio di pertinenza molto esclusivo della camera da letto padronale, una piccola vasca da bagno di Antonio Lupi che traguarda ancora verso uno spicchio di mare.
Un lavoro di progetto e piegatura di fogli di lamiera microforata, verniciata a fuoco, disegna con delicate trasparenze lo spazio dell’ingresso rendendolo funzionale per appendere borse e soprabiti, appoggiare chiavi e quant’altro appena entrati in casa; il resto è stato lasciato intatto, dai pavimenti in marmo alla bella porta in legno e vetro, al soffitto voltato ed illuminato dai raffinati corpi illuminanti di Viabizzuno in finitura copper bronze.
La grande galleria vetrata e coperta da strette volte a botte si trasforma in cucina, studio e luogo di lavoro: un ambiente che è diventato il cuore pulsante di tutta la casa. Un unico blocco site‐specific in gres e legno lungo undici metri ridisegna uno spazio speciale.
La struttura in ferro nero verniciato a fuoco è sospesa dall’alto e segue il preciso andamento dell’arredo della parte inferiore: contiene libri, pensili, la cappa e le luci per tutta la sua lunghezza.
La cappa, sempre in ferro nero verniciato a fuoco e completamente a vista, è incassata in un parallelepipedo in policarbonato fumé che ne lascia intravedere la sagoma e contiene le luci per la sera. Le ampie vetrate preesistenti, dai contorni in marmo, attutiscono il bagliore del sole e della luce mattutina attraverso teli I‐Mesh a rullo, motorizzati, in fibra di vetro dalla particolare texture.
Una sperimentazione ben riuscita sia in termini estetici che funzionali capace di mitigare l’eccessiva luce del sole nelle ore di punta; il pattern del telo ricama luci ed ombre arabeggianti sui muri e sull’intero spazio della cucina, la fibra di vetro rifrange la luce e stempera il caldo.
La resina di Rezina e il corian di Rexa sono i materiali che danno nuova veste ai bagni della casa, confermati nella posizione originaria.
La resina color cipria di un bagno della casa entra anche in uno spazioso ed affascinante hammam rivestito con grandi lastre della Cedit color mattone. Corian e rubinetteria bianchi creano un’atmosfera ovattata che richiama l’ambientazione delle SPA. Nudi specchi di forma diversa si confrontano con le differenti misure dei lavabi, regalando agli spazi un divertente movimento di forme, materiali e colori: anche i rubinetti (Zazzeri) hanno i cappucci di colori sempre diversi a seconda del bagno in cui si trovano.
Mi piace infine sottolineare quanto il luogo, personificandosi, ispiri ogni trasformazione: il progetto d’architettura è profondamente ad esso connesso, il cantiere un magnifico laboratorio esperienziale.
“Il compito dell’architetto è creare luoghi significativi per aiutare l’uomo ad abitare’ (C. N. Schulz, “Genius Loci”) “
s f o g l i a l a g a l l e r i a
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FABIANA LONGO ARCHITETTO
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FRANCESCO SEMMOLA