Sotto il cielo di Milano
a cura di Paola Pianzola
Purezza, innocenza, saggezza, pace, pulizia, modernità: tutte le qualità del bianco riunite in un appartamento su due livelli.
A Milano il cielo sembra lontano, e non spesso lo si guarda con lo stupore che suscita in altri contesti. La vita quotidiana scorre qui come schiacciata verso terra: strade, marciapiedi, strade, binari del tram, tengono ancorati verso il basso.
Eppure in questa casa il cielo, azzurro qualche volta, sembra vicino.
Siamo al quinto e al sesto piano in un palazzo d’epoca, una di quelle case di altezza media che rappresentavano l’edificio residenziale tipo della Milano anteguerra, quando i grattacieli di Citylife e i boschi verticali non si potevano nemmeno immaginare.
Con la ristrutturazione, si è trattato di unire i due livelli più alti per farne un’unica abitazione con una grande vetrata a tutt’altezza che delimita la cucina (ed è visibile da ogni angolazione) e la scala a giorno che collega il piano d’ingresso al livello superiore.
Nella nuova planimetria, studiata per valorizzare al massimo la luminosità naturale e la doppia esposizione su strada e verso il cortile interno, domina un’accattivante funzionalità, rigorosa eppure flessibile.
Ma per dare personalità al progetto, ci voleva un’idea forte.
I progettisti dello studio milanese MAC (Milano Architettura Contemporanea) degli architetti Stefania Martinelli e Claudio Calabrese) ne hanno accantonata una di tendenza, cioè puntare sul mix-match che imprigiona tanti progetti nell’atmosfera un po’ soffocante di accostamenti cromatici insoliti, materiali dalle textures difformi eppure accostabili per rivestire elementi d’arredo cui si danno forme avvolgenti.
Loro hanno, invece, puntato sul bianco quasi totale.
Bianca la finitura di legno e ferro della struttura architettonica, dove la copertura alta oltre 5 metri ha permesso di costruire un soppalco centrale da cui si accede anche al terrazzo, bianca la scala a giorno che collega i due piani, bianchi gli arredi fissi della cucina e delle pareti attrezzate dalle linee nette che scandiscono gli spazi, bianca la balaustra della passerella attrezzata con librerie a giorno nel soppalco.
La sbiancatura del legno di travi e assito con un prodotto opaco all’acqua ha caratterizzato il sottotetto e guidato lo stile dell’abitazione, creando continuità in ambienti dove la pulizia formale non lascia spazio ad elementi non essenziali.
In questo involucro minimale ma sorprendentemente accogliente, puro come una tela prima che arrivino i colori e le forme del pittore, poche le concessioni al colore, per non saturare esteticamente uno spazio che i padroni di casa volevano neutro ma empatico e accogliente.
In questo candore quasi assoluto galleggiano alcune isole cromatiche come quella nel living composta dal divano componibile in tessuto grigio di Living Divani posato sui tappeti con porzioni in due nuance color carminio di Amini o il piano operativo della cucina nel grigio intenso di una pietra naturale. Si inseriscono alcuni pezzi del design italiano “iconici” perché, pur visti e rivisti in ambienti emozionanti, sono portatori di un valore estetico che si è depositato nelle nostre coscienze di fruitori senza che l’usura visiva intaccasse nulla della loro bellezza senza tempo.
Per esempio, nel living, la lampada da terra Arco di Flos di Achille e Piergiacono Castiglioni scende sul tavolo da pranzo e sprigiona tutto il suo potere evocativo; in cucina, oltre la vetrata che la divide dal living, si diffonde la luce morbida del sistema di lampade a sospensione Alm di Flos in finitura bianca, sul comodino Side Table di Knoll, design Eero Saarinen, nella camera da letto padronale, la lampada è Uovo di Fontana Arte, mentre un paio di sedie in filo metallico di Harry Bertoia per Knoll completano il tavolo della cucina.
Classici attorno ai quali la leggerezza del progetto produce l’aura quasi magica di un profondo benessere interiore.
Lo stesso tipo di benessere ricercato nell’ambiente che si apre subito a sinistra dell’ingresso: un Butsuma, termine giapponese con cui vengono indicati gli spazi adibiti a stanza per la preghiera. Il Butsudan ha la stessa radice di Butsuma e si riferisce invece all’armadio in legno, le cui ante rimangono aperte durante la funzione, in cui è racchiusa una statua o un’icona per il culto religioso. Il mobile, realizzato su disegno in un vivace laccato rosso, completo di pensile, è concepito anche come una sorta di altare contemporaneo e…colorato.
sfoglialagalleria
progetto
Milano Architettura Contemporanea
Claudio Calabrese – Stefania Martinelli
📩 studio@macmilano.it
progetto del verde
Gianluigi Cristiano architetto
immagini
Claudio Tajoli
styling
Fulvia Carmagnini