Diario di viaggio
a cura di Luigi Trezzi architetto
Un turista (non per caso) in visita alle fiere internazionali cinesi del mobile da poco concluse.
Nell’attesa che la Cina venga da noi dopo 4 anni di assenza dal Salone del Mobile, come prospettato dalla Presidente della manifestazione, Maria Porro, che a brevissimo ne inaugurerà la 62 esima edizione, c’è chi, invece, come un contemporaneo Marco Polo, dal grande paese asiatico è da poco rientrato dopo avere macinato chilometri presso gli stands delle più importanti fiere di settore che lì vi si svolgono e che rappresentano un appuntamento imperdibile per gli operatori internazionali dell’intera industria del mobile.
Un paio di numeri per capire l’importanza delle mostre asiatiche: l’edizione CIFF Guangzhou 2023 ha visto la presenza di 4.000 espositori internazionali per una superficie espositiva di 700.000 metri quadrati (1.900 espositori saranno presenti nell’edizione 2024 del Salone italiano distribuiti negli spazi di Rho-Fiera, a Milano, su un’area di 210.000 metri quadrati).
Lasciamo la parola al designer Luigi Trezzi perché, nel frattempo, qualcosa sembra essere cambiato…
12 marzo
Arrivo in Cina, nel Guangdong, una provincia meridionale del paese, per la prima volta dopo quattro anni. La speranza è, soprattutto, di poter riprendere il trend del periodo pre pandemico: ritornare a frequentare, per motivi professionali, il grande paese asiatico 5/6 volte l’anno.
Mi aspettano 4 fiere, condensate in soli quindici giorni: Dongguan, Shenzhen e Guangzhou – relative al mondo “Home” – e ancora Guangzhou per il mondo “Office”.
Le fiere di marzo, a Guangzhou (votate per il mercato interno ed asiatico in genere), e quelle di settembre, a Shanghai (con vocazione più internazionale), sono le più importanti dell’anno in Cina.
Appena sbarcato mi si riaffaccia un pensiero molto presente negli ultimi giorni, interessati dalla preparazione del viaggio e mi chiedo come ritroverò la mia “vecchia” Cina, che frequento da quasi vent’anni e da cui sono dovuto rimanere forzatamente a distanza a seguito della recente pandemia.
1° aprile
Sono di ritorno. In aereo, ripercorro mentalmente i venti giorni precedenti e faccio il punto sugli avvenimenti trascorsi.
Mmh…… ho trovato una Cina un po’ in crisi.
So che può sembrare strano visto dalla nostra parte del mondo, ma chi ha conosciuto la Cina pre-pandemia, lo sente a pelle.
Non si avverte più la stessa frenesia dei cantieri: è il segnale più vistoso della crisi immobiliare.
Se si eccettua il settore dell’automotive, che al contrario mi ha sorpreso per la quantità di auto e moto elettriche che viaggiano sulle strade (complimenti per alcuni car-design !), si ha la sensazione che il clima sia molto cambiato, come calmierato, normalizzato.
Lo stallo immobiliare ha inciso in maniera diretta sul settore del furniture.
La prima sorpresa in negativo? Trovare le fiere dedicate a “home & outdoor” con scarsissimo pubblico: mi ha fatto una certa impressione vedere la fiera di Guangzhou, uno dei centri espositivi più grandi al mondo, così vuota, abituato com’ero a folle di persone nel periodo antecedente al 2019.
Le varie voci di corridoio concordavano nel sottolineare come i buyers cinesi fossero in una fase sospensiva: non compravano perché il fruitore finale, a sua volta, non comprava.
Si sottolineava come il 2021 sia stato una grande annata – quella del rimbalzo nell’immediato post-pandemia -, e come il 2022 e il 2023, invece, siano stati invece anni “neri”, per la chiusura che la Cina stessa si è imposta attraverso la politica Covid-zero.
Sembra che anche i primi tre mesi di quest’anno siano andati nella stessa direzione negativa ma, contemporaneamente, si intravede una possibilità di “riscatto” per il secondo semestre del 2024.
Non resta che aspettare.
Aggiungo anche: pubblico internazionale praticamente assente, fatta eccezione per un’invasione di rappresentanti di aziende indiane che, direttamente, mi hanno confermato essere l’India in pieno boom economico.
E il Design? E il “trend”?
Di nuovo un altro “mmh “per esprimere la mia perplessità
La chiusura della Cina in questi ultimi quattro anni, con la mancata presenza di pubblico e designers internazionali, a mio avviso ha prodotto un ripiegamento su se stessa.
In generale, nel mondo che gira attorno alla parola Design, ho constatato una perdita di freschezza e di voglia di sperimentare con la conseguenza di qualche passo indietro per il settore.
Un ritorno al passato, direi, ma nel senso di cose che hanno il sapore di “vecchio” per stile e materiali.
I prodotti hanno una visione meno internazionale, caratteristica che invece prima distingueva buona parte della produzione cinese, sempre attenta all’occidente.
Ci sono naturalmente delle eccezioni.
Faccio alcuni nomi, anche se suppongo praticamente sconosciuti in Italia: HC28, di Pechino, STEEL-LAND, MENOIR, CARBINE, DAAZ aziende della provincia del Guangdong.
Questi brand hanno proposto – assumendosi rischi in un clima generale di incertezza- prodotti interessanti, in linea con la propria filosofia aziendale: un design diverso e lontano dalla “copia”, che sembrava essere da sempre un marchio di fabbrica cinese.
Un discorso a parte devo, invece, fare per la fiera dell’Ufficio a Guangzhou: specifica e separata come tempi dalle altre, si svolge ogni anno negli ultimi quattro giorni di marzo.
Sicuramente la principale fiera dell’Ufficio in Cina.
E qui – sorpresa! – ho trovato un’affluenza di pubblico come la ricordavo essere un tempo: una fiumana di persone, quasi esclusivamente di nazionalità cinese.
Ho chiesto agli addetti ai lavori spiegazioni su questa differenza di presenza di pubblico rispetto alla fiera “Home” di dieci giorni prima: sembra che il settore Ufficio sia tornato in crescita, non tanto come retail ma piuttosto come contract. Le varie aziende forniscono uffici “chiavi in mano” alle grandi Company statali o private cinesi.
Che dire qui del Design e del trend stilistico?
Ho avuto la medesima impressione derivata dai prodotti appartenenti al mondo “Home”: un ritorno al passato in termini di mood, colori, finiture.
Voglio sottolineare un aspetto che ho trovato curioso: le collezioni di uffici direzionali sono totalmente influenzate dal car-design, e presentano, quindi, linee curve e avvolgenti.
Bugatti Luxury Home sembra il modello di riferimento.
Insomma tante sperimentazioni di forme, forse anche troppe.
Nel frattempo, tra una riflessione e l’altra, l’aereo su cui viaggiavo è atterrato all’aeroporto di Malpensa e subito penso: “Fra pochi giorni mi aspetta un’altra fiera a Milano, la più bella e più importante del mondo”.
E quindi, in base alla mia recente esperienza prevedo una calata in massa di visitatori dalla Cina e dall’ India.
I primi verranno per capire il trend, resettarsi e, in un certo senso, ripartire, gli altri soprattutto in veste di compratori.
Teniamoceli tutti stretti.
s f o g l i a l a g a l l e r i a
Luigi Trezzi architetto
Studio Seveso Marco & Trezzi Luigi
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