BIOECO
Architettura

Bio & Eco: un binomio perfetto

Progettare e costruire in armonia con i luoghi e con attenzione alla salute degli abitanti.
Un esempio in Valceresio.

 

In provincia di Varese c’è una valle che arriva a lambire i confini con la Svizzera: chi abita in Valceresio, con lieve orgoglio campanilista la definisce splendida da un punto di vista ambientale, ricca di vegetazione.
In uno degli undici comuni che costituiscono la Valle, una casa isolata, su due livelli, un volume bianco scavato e ricomposto in un gioco di vuoti e pieni, si erge sul versante sud-est: gli ambienti principali hanno l’orientamento migliore facendo penetrare il sole attraverso le ampie vetrate. La casa è circondata da un giardino ricco di essenze autoctone che segue i naturali terrazzamenti del terreno: da qui si gode di una vista privilegiata sul paesaggio che assume effetti suggestivi nelle ore serali.

Per gli arredi interni predomina ancora la tinta rassicurante del bianco – con qualche tocco di colore più acceso distribuito qua e là – riscaldata dalla tonalità confortevole dei pavimenti in parquet dalla sfumatura cacao, presente in tutti gli ambienti, compresi quelli di servizio. Il risultato è apprezzabilissimo perché offre visivamente una omogenea base “di appoggio” per tutto l’arredo.
Ma questa casa nasconde un segreto e lo nasconde molto bene. Non lo si vede, non lo si percepisce: nessun indizio. È una casa “fatta di legno”.
Progettata e realizzata secondo i principi dell’architettura bioecologica, rispettosa della vita delle persone (bios) che vi abiteranno e dell’ambiente (eco), ha ottenuto, senza fatica rispetto ad una in muratura, un attestato di prestazione energetica in classe A+.

Ci siamo posti una domanda: in un Paese tradizionalmente fatto di mattoni, pietra e cemento, è possibile sfatare il mito della casetta di legno che, fragile e delicata, viene abbattuta dal lupo nella favola dei “Tre porcellini” soffiandovi contro con forza? E consegnando all’immaginario popolare la convinzione che solamente una casa di mattoni dà garanzia di sfidare il tempo?

casa di legno 14

Lo abbiamo chiesto all’architetto Mauro Rivolta, progettista dell’abitazione che presentiamo in queste pagine e fondatore nel 2004 dello Studio Ecoarch di Varese, che si occupa della progettazione di architetture bioecologiche.

Redazione
A che punto siamo in Italia con la diffusione delle case in legno? È una tecnica costruttiva ben presente sul tavolo di progettisti e costruttori?
Mauro Rivolta

Nel 2020 il settore delle “case di legno” ha avuto un incremento del 2,3% con 3300 unità abitative realizzate, quindi con un’incidenza pari al 7% sui permessi di costruire. Sembra un dato minuscolo, tuttavia se pensiamo che fino ad un decennio fa tale percentuale s’attestava sullo “zero virgola”, si può certamente dire che il settore ha, e mantiene, un trend positivo. La tecnica non è però ancora ampiamente diffusa tra progettisti in quanto richiede un’esperienza specifica proprio per le caratteristiche del materiale. Il punto di debolezza per i costruttori, se vogliamo chiamarlo così, è quello di affrontare la realizzazione delle case di legno con una “struttura mentale” che è invece tipica dell’edilizia tradizionale.

BioEco 1

R.
Perché lo Studio Ecoarch si è specializzato nella progettazione di case di legno? Coscienza ecologista o lungimiranza?
M.R.

Dopo la laurea al Politecnico di Milano ho frequentato un Master europeo sull’architettura bioclimatica durante il quale ho approfondito l’approccio alla progettazione sostenibile. Ho poi seguito il corso dell’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica (ANAB): mi si è aperto un mondo e ho pensato di indirizzare l’attività dello studio soprattutto su queste tematiche, in un momento in cui parlare di case in legno significava essere dei pionieri ed appartenere ad una “nicchia nella nicchia” del settore edile.
R.
E’ possibile tracciare un profilo dei vostri Clienti? Quali sono le caratteristiche che li accomunano e quali sono le domande più ricorrenti che vi pongono?
M.R.
In genere i clienti che ci commissionano la progettazione di una casa con struttura in legno vengono da noi già informati e preparati. Noi con pazienza e passione completiamo la loro “formazione” narrando la qualità dei materiali, le prestazioni e di tutto quello che è necessario per far comprendere nella sua totalità il prodotto che stanno acquistando.
Perché la qualità dei materiali che si scelgono, passa attraverso la conoscenza. La maggior parte dei nostri clienti rientra in una fascia d’età tra i 30 e i 40 anni, con figli piccoli, che si avvicinano a questa tecnica attratti dalla qualità dei prodotti e da una “nuova sensibilità” verso i temi ambientali, e non sicuramente con lo scopo di spendere meno rispetto al metodo tradizionale.
R.
Qual è la provenienza del legno che viene utilizzato? Come si pone questa tecnica costruttiva nei confronti del tema “deforestazione”?
M.R.
Il legno utilizzato proviene principalmente da Slovenia, Germania e Austria e reca il marchio FSC che certifica i prodotti contenenti legno estratto da foreste gestite in maniera responsabile e sostenibile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.

R.
Quali sono i punti di forza e le eventuali criticità delle costruzioni con struttura in legno?
M.R.
A proposito di vantaggi, dobbiamo certamente considerare la progettazione esecutiva, precisa e completa in tutti i suoi dettagli già nelle operazioni preliminari. Può sembrare uno sforzo eccessivo, in questa fase, in termini di tempo, è invece poi compensato dalla celerità esecutiva in cantiere. Si capisce a questo punto la notevole riduzione, se non l’assenza, della voce “imprevisti” che talvolta partecipa alla lievitazione dei costi con il sistema tradizionale.
R.
Un altro punto di forza?
M.R.
Per esempio la facilità di raggiungere alte prestazioni in termini energetici: risolvere i ponti termici è semplice e veloce rispetto alle tecniche tradizionali. Altro vantaggio è la maggiore “leggerezza” delle strutture con conseguente riduzione dei carichi.
R.
Avete incontrato, nel tempo, qualche criticità?
M.R.
Relativamente. E, nel caso, hanno riguardato unicamente due aspetti: resistenza all’umidità e al fuoco. Al limite possiamo accennare anche ad eventuali modifiche future della costruzione.
I primi due aspetti si risolvono facilmente con una accurata progettazione esecutiva di accorgimenti tecnici la cui efficacia è stata sperimentata nel corso dell’evoluzione della tecnica (l’attacco a terra su fondazioni in cemento armato che fuoriescono dal terreno per almeno 15 cm.; sistemi di drenaggio dell’acqua nel terreno; sovradimensionamento delle strutture in legno a vista per garantire stabilità anche in caso di incendio). Per quanto attiene invece alla possibilità di sostanziali modifiche future -ad esempio della distribuzione interna degli spazi-questo tipo di tecnica costruttiva offre minori possibilità rispetto alla tecnica tradizionale, e solo se previste già in fase di progettazione.

R.
Quali sono i costi di questa modalità costruttiva rispetto all’edilizia tradizionale?
M.R.

A parità di qualità dei materiali e delle prestazioni del manufatto i costi si possono considerare uguali. È importante fare il confronto, come dicevo, a parità di qualità, altrimenti il rischio è di confrontare un’automobile di categoria superiore con un’utilitaria: sempre di auto si tratta ma con qualità e prestazioni ben differenti che si giustificano ovviamente con una differenza di costi.
R.

Abbiamo avuto la percezione di un’estrema somiglianza delle tipologie delle case in legno che vengono poste attraverso diversi media all’attenzione del pubblico. Esiste un limite tipologico oppure c’è ampio spazio per la creatività dei progettisti?
M.R.

Non esiste alcun limite tipologico: la percezione di uniformità deriva da una sorta di “distorsione” ingenerata dalle proposte del marketing: si pubblicizzano di fatto le case dalle linee “pulite”, con volumi definiti e razionali, la cui immagine sembra creare un impatto estetico “più uniforme” rispetto quelle tradizionali con il tetto a capanna o a padiglione. In realtà se si vuole parlare di “limiti” lo si può fare solo sulla consistenza degli sporti: il legno non supporta aggetti molto pronunciati ma si adatta a lavorare molto bene con l’acciaio che, in caso di particolari esigenze, fornisce un indispensabile contributo strutturale che comunque può restare nascosto alla vista. Sono note ormai da tempo le realizzazioni pluripiano con questa tecnica costruttiva: una per tutte, l’intervento di Social Housing di Via Cenni a Milano . È poi notizia dello scorso gennaio che a Berlino sorgerà il grattacielo denominato WoHo  che, con i suoi 29 piani e 98 metri di altezza, diventerà l’edificio più alto al mondo con struttura in legno.

R.
Una probabile indigestione di serie tv e di format provenienti da oltreoceano ci ha portato ad associare il concetto di casa di legno con immagini di persone, anche non specializzate, che con veloci colpi di martello demoliscono, spostano, ristrutturano con grande facilità. Potrebbe succedere anche da noi?
M.R.

Stiamo parlando di due realtà completamente diverse e non confrontabili sia da un punto di vista dell’utilizzo e della qualità dei materiali (legni diversi e stratigrafie diverse), sia come concetto di abitazione.
Gli americani hanno un’idea di residenza che si potrebbe riassumere con la locuzione “Io la casa la uso. Punto!”, e sembrano anche essere poco legati ai luoghi dove vivono, tant’è che, vedendo la loro cinematografia, pare che cambino spesso dimora e con molta facilità. Noi europei, e soprattutto in Italia, leghiamo al concetto di abitazione anche altri valori, per esempio di investimento, e questo si traduce in una ricerca di maggiore solidità che, a sua volta, si traduce nella realizzazione di case di legno qualitativamente durevoli che nulla hanno da invidiare al mattone, sia per una struttura realizzata a telaio che per l’utilizzo del sistema a pannelli con fibre incrociate Crosslam.
R.
Parliamo di comfort ambientale: cambia qualcosa rispetto alla tecnica costruttiva tradizionale? C’è un ente che fornisce certificazioni?
M.R.
Le case in legno sono costruite con metodologia a secco. Le pareti interne sono “a sandwich”, cioè hanno struttura portante in metallo, pannelli esterni in fibrogesso, intercapedine con isolante, rasatura finale sul fibrogesso. In ogni caso la qualità è alta e questo garantisce un notevole comfort ambientale. Nulla cambia da un punto di vista impiantistico e di finitura superficiale. Non ha senso fare confronti tra tecnica costruttiva in legno e tecnica tradizionale a parità di qualità di materiali. Le case in legno possono essere certificate attraverso il sistema ARCA  che garantisce elevati standard qualitativi e che rilascia un libretto di “uso e manutenzione” dell’edificio. Cure particolari e dedicate non occorrono poiché la struttura in legno risulta sempre essere nascosta perché rivestita.
R. 
Per ultimo: la zona geografica ha impatto sui materiali e sulle tecniche utilizzate?
M.R.
Si, la collocazione geografica influenza il sistema da utilizzare. Tra nord e sud, proprio per questioni climatiche, cambia il rapporto tra “massa” e “isolante”: quanto più il clima è freddo, tanto maggiore dovrà essere il cuscino isolante a scapito della massa (struttura a telaio). Quindi, più ci dovrà difendere dal caldo, più avrà senso usare materiali pesanti a favore della massa (struttura con pannelli Crosslam).


s f o g l i a l a g a l l e r i a


testo
Redazione

progetto 
Studio Ecoarch

immagini
Marco Reggi

folderonline antracite

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