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Architettura

Zona Giallo – Grigia

“Una tavola gialla non è più gialla se nessuno la guarda”.

La frase riportata nel sottotitolo è di Michel Pastoreau, antropologo, saggista e storico del colore, tratta da una pubblicazione del 1987 della casa editrice Giunti, intitolata “L’Uomo e il colore”, in cui l’autore documenta l’argomento da un punto di vista storico, sociale e simbolico.

Quindi dopo il Cerulean, il Fuchsia Rose, il True Red, l’Aqua Sky, il Tigerlily,il Blu Turquoise, il Sand Dollar , il Chili Pepper, il Bluer Iris, il Mimosa, il Turquoise, l’Honeysuchely, il Tangerine Tango, l’Emerald, il Radiant Orchid, il Marsala, il Rose Quarz+Serenity, il Greenery, l’Ultra Violet, il Living Coral e il Classic Blue, ecco  che, per la seconda volta in 20 anni, vengono proclamati per il 2021 ben due colori di tendenza: il  Giallo Illuminating e Grigio Ultimate Gray.
Non faccio salti di gioia alla notizia e non mi spiego subito il perché: ammettere di essere cresciuta col luogo comune del grigio associato alla tristezza e il giallo a sentimenti quali invidia e gelosia, non è sufficiente.
E tuttavia da donna adulta non posso non pensare al giallo come colore fortemente energizzante e “allegro” utilizzato, sotto forma di luce, anche nelle fasi conclusive di alcune cromoterapie.
Come architetto non posso altresì non pensare al grande contributo che nell’ultimo decennio ha dato l’utilizzo della tinta grigia sulle pareti delle nostre abitazioni (nelle più svariate gradazioni  dall’ “appena distinguibile dal bianco” all’antracite più cupo): uno splendido fondale neutro – ma con personalità – per far risaltare qualsiasi elemento d’arredo e valorizzare anche quegli accostamenti poco armoniosi che potrebbero offendere la vista.

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Quindi dopo il Cerulean, il Fuchsia Rose, il True Red, l’Aqua Sky, il Tigerlily,il Blu Turquoise, il Sand Dollar , il Chili Pepper, il Bluer Iris, il Mimosa, il Turquoise, l’Honeysuchely, il Tangerine Tango, l’Emerald, il Radiant Orchid, il Marsala, il Rose Quarz+Serenity, il Greenery, l’Ultra Violet, il Living Coral e il Classic Blue, ecco  che, per la seconda volta in 20 anni, vengono proclamati per il 2021 ben due colori di tendenza: il  Giallo Illuminating e Grigio Ultimate Gray.
Non faccio salti di gioia alla notizia e non mi spiego subito il perché: ammettere di essere cresciuta col luogo comune del grigio associato alla tristezza e il giallo a sentimenti quali invidia e gelosia, non è sufficiente.
E tuttavia da donna adulta non posso non pensare al giallo come colore fortemente energizzante e “allegro” utilizzato, sotto forma di luce, anche nelle fasi conclusive di alcune cromoterapie.
Come architetto non posso altresì non pensare al grande contributo che nell’ultimo decennio ha dato l’utilizzo della tinta grigia sulle pareti delle nostre abitazioni (nelle più svariate gradazioni  dall’ “appena distinguibile dal bianco” all’antracite più cupo): uno splendido fondale neutro – ma con personalità – per far risaltare qualsiasi elemento d’arredo e valorizzare anche quegli accostamenti poco armoniosi che potrebbero offendere la vista.

Quindi faccio indagini e scopro che un certo tipo di giallo, più fosco, nel Medioevo rappresentava la falsità e il tradimento, tant’è che in quel periodo la veste di Giuda veniva spesso rappresentata con questo colore (testimone ne è la scena del tradimento rappresentata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova) e anche la veste del boia era gialla e rossa, quale simbolo del tradimento dell’accusato e del sangue che sarebbe stato versato dopo l’esecuzione.
Mi accorgo anche che i cestini portarifiuti della mia città sono giallo-grigi e che verniciati di giallo e grigio sono anche i bracci del carcere in cui è ambientata la nota serie televisiva Prison Break.

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Ma  tutto questo non bastava a spiegare le mie   perplessità circa i due colori e allora riaprendo  i  vari cassetti della memoria mi  sono ricordata che nei primi anni 90 del secolo  scorso  già  questi  due   colori   erano    stati    oculatamente  accoppiati  nel restyling delle sedi di alcuni storici  istituti bancari (e sono tutt’ora i colori “sociali” di alcune banche multicanale): il grigio associato per eccellenza ad ambiti quali uffici e luoghi di lavoro in generale dove probabilmente nessun tipo di distrazione, anche cromatica, doveva essere ammessa per questioni di efficienza,  ora veniva “contornato” di giallo in un tentativo di spezzare la monotonia per chi vi lavorava e  per dare un’immagine più solare alla stessa clientela.
Quindi quella sensazione “un po’ così” derivava dal fatto di aver accostato all’accoppiata cromatica giallo-grigia l’idea di un avanzare veloce, sulla scorta dello smartworking (isola felice o prigione a seconda dello sguardo che vi si posa), di quel processo di ibridazione casa-ufficio, già in atto, ma con un’accezione puramente superficiale e non di fatto sostanziale o epocale. La sensazione, cioè, che il paradigma, di fatto, non si voglia cambiare nella sostanza.

 

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Ma il cervello è un organo meraviglioso, una macchina perfetta che ci fa vedere le cose solo quando ne abbiamo davvero bisogno e ci viene in aiuto, in mezzo a tutte queste elucubrazioni,  per esempio facendoci notare appena fuori casa una foglia gialla residuo d’autunno ancora lì sull’asfalto grigio (basterebbe raccoglierla ed analizzarla per trarre ispirazioni cromatiche per interi progetti d’arredo) oppure un lichene su una corteccia ingrigita.

E allora magari ci si può anche allineare con le dichiarazioni degli  esperti del Pantone Color Institute, ma poiché, e cito testualmente Pastoreau :
un colore non può definirsi in assoluto ma soltanto in rapporto all’insieme delle relazioni che esso intrattiene con gli altri colori”, basandomi sull’azione “contaminante” esercitata dal colore  giallo, mi sento di poterlo utilizzare solo con parsimonia, sotto forma di complementi d’arredo o, ipotizzando superfici più estese, magari  in una finitura opaca accostata a materiali naturali e caldi, quali il legno nella sua tonalità più scura.

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Nella speranza che, anche per quest’anno, la casa, e lo scrivo non senza una punta d’ironia, possa restare il luogo per eccellenza deputato all’accoglienza, al ristoro, allo svago e al benessere, perché, in fondo,  parafrasando quanto Khalil Gibran scrive ne  “Il profeta”,  la casa è il nostro corpo più grande, giallogrigia che sia.


s f o g l i a l a g a l l e r i a


testo
 Annamaria Cassani

immagini
 
Pexels, Pixabay, Unsplash, Adriano Pecchio

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