Se la casa sta alla moda
Moda, casa, vestiti, arredo:
quando abbigliamento e spazio domestico si confidano.
Affrontare un libro come questo in chiave di usi e costumi dell’abitare può sembrare un approccio poco ortodosso (Isabella Pezzini, Bianca Terracciano, La moda fra senso e cambiamento, Meltemi Editore).
Tuttavia sono numerose le “orecchiette” che ornano in alto le pagine a mo’ di segnalibro e fermano la nostra attenzione sollecitando una lettura interdisciplinare di quegli argomenti, così interessanti da poter essere trasferiti anche al contesto immobiliare residenziale.
Ci piace pensare alla semiotica della casa sulla falsariga di ciò che s’intende per semiotica della moda, ben espressa nel libro: vale a dire come “comprensione e produzione di senso” che, per quel che ci riguarda, vengono promosse da tutto quanto compone le nostre abitazioni: elementi di design o pezzi d’antiquariato, accessori, colori, collezioni di oggetti nella vetrinetta, disposizione degli arredi, funzioni e ambienti dello spazio domestico. Per esempio, come interpretare il desiderio di avere la cabina armadio, soprattutto da parte delle nuove generazioni, se non appunto in quest’ottica?
Quale suggestione porta con sé, in più, rispetto alla funzione che svolge il tradizionale armadio con le ante? Forse si ritiene superato? Oppure, semplicemente, la cabina armadio appartiene ad un immaginario della casa a cui tendere?
L’armadio risponde, egregiamente, alla nobile funzione di salvaguardare i nostri capi d’abbigliamento.
La cabina armadio, invece, emancipa il luogo dove dormiamo (la camera da letto) proiettandolo in una dimensione estetico-simbolica la cui utilità di proteggere i vestiti è data per scontata.
Da qui la considerazione che anche la semiotica della casa, come per la moda, è incentrata “sui significati prodotti e generati dalle relazioni tra gli oggetti che appartengono al suo sistema” .
Leggendo quelle pagine viene da notare il singolare allineamento tra universo-moda e spazio-casa.
Nello specifico: “un total look non è altro che una somma di elementi scelti per produrre significati, per rendere concreta un’astrazione”.
In queste parole sembra di riconoscere l’ambiente domestico: non sono forse applicabili anche per i suoi interni?
Cioè un insieme di vissuti e passioni, di oggetti, finiture, arredi accuratamente scelti (total look) che ci rivela chi vi abita?
E magari i suoi eccessi?
Dobbiamo peraltro notare che curiosamente ciò avviene sia in case di proprietà che in quelle prese in affitto.
Il valore affettivo contenuto nelle nostre quattro mura travalica qualsiasi altra considerazione: “sentirsi a casa”, come abbiamo già ricordato altre volte, non è un “posto” ma un “luogo dell’anima”.
Non solo: si comprendono così le ragioni di chi, vendendo la propria abitazione, le attribuisce un maggior prezzo perché ritiene che vi sia un maggior valore. Invece quest’ultimo è solo affettivo, perciò soggettivo, e non a caso non ha lo stesso peso né l’identica considerazione che, al di là delle scaltre liturgie che connotano le trattative commerciali, vi attribuirebbe il compratore.
Ritornando per un attimo ancora all’armadio e alla cabina (ma non è l’unico esempio che si potrebbe fare) dobbiamo considerare che i recenti progetti di edilizia residenziale raramente attingono a tali cambiamenti di significato, a questo spirito del tempo (zeitgeist) che il comparto della moda immediatamente fa suo: si ripiega sull’armadio ad ante (per quanto bello ed estremamente funzionale) poiché la cabina armadio non trova sufficiente spazio nella definizione dei moderni layout abitativi. A meno che non si tratti di superfici residenziali più consistenti (trilocali molto ampi, quadrilocali, ecc.) ma, in quei casi, si modifica il target degli acquirenti, spostandolo all’insù.
Avrebbe invece un forte connotato valoriale, aiuterebbe gli operatori immobiliari nelle fasi della commercializzazione, soddisferebbe le aspirazioni di chi cambia casa se si realizzasse un appartamento con tale allestimento: la possibilità di assicurare una dotazione molto ambita, la cabina armadio, ad una fascia edilizia dalla metratura più contenuta. Ciò che vediamo incarnato nel cosiddetto “lusso democratico”.
Non era certo intenzione delle Curatrici di questo bel volume, considerate le loro esperienze nel composito universo della moda, inoltrarsi nelle pieghe degli usi e costumi dell’oggetto-casa o dell’abitare in senso generale. Ma, l’abbiamo detto, la lettura si è rivelata così intrigante che ripercorrere i singoli capitoli del testo fa venir voglia di ritornarci su, rileggere, sorridere del fatto che i due mondi, moda e casa, in qualche modo si accarezzano, si sovrappongono, si scambiano le opinioni come vecchie amiche. E più di quanto si possa supporre.
s f o g l i a l a g a l l e r i a
testo
Riccardo E. Grassi
progetti
Nicoletta Pellerito architetto, Giorgio Parise architetto, D3 Architetti Associati, Giulia Torregrossa architetto, Studio 02arch, Christian Maule architetto, Caterina Pegazzano architetto
Immagini
Adriano Pecchio, Ronda Design Materika
guest companies
Ronda-Design_Materika_Walk-in-Closet design Gino Carollo, Meltemi Editore