Facciamo il punto?
Paola Pianzola racconta l’evoluzione dell’interior design attraverso lo sguardo del giornalismo di settore.
Vorrei condividere qualche riflessione da un osservatorio particolare com’è quello della stampa specializzata che descrive l’interior design e l’allestimento della casa così come oggi la pensano i progettisti.
La situazione che abbiamo vissuto degli ultimi due anni di pandemia ha accelerato dei processi già in atto: le case sono diventate uffici, gli uffici si sono svuotati, il lavoro da remoto è una realtà dalla quale non si tornerà mai del tutto indietro, le circa 600.000 persone che in Italia già praticavano lo smart working, nel 2021 sono passate a essere 6.000.000.
Siamo stati (e staremo?) molto in casa. E la casa è diventata, in un momento storico un po’ ansiogeno, venato di incertezza, ancor di più un elemento fondamentale di benessere e di identità personale. Ed è al centro dei nostri pensieri. In un interessante articolo di Giulio Silvano su Il Foglio di qualche mese fa, intitolato proprio “Ossessione casa”, si parlava tra l’altro di un fenomeno tipico di questi tempi.
Grazie alla facilità che la tecnologia ci offre, si guardano case in vendita, si confrontano annunci, senza la reale esigenza di acquistare, ma per pura curiosità e per una specie di “voyeurismo immobiliare”.
E infatti, per le piattaforme online di compravendita immobiliare, è un periodo di grande attività, perché comunque il volume d’affari anziché rallentare per prudenza e in attesa di tempi migliori, durante la pandemia è cresciuto: i più importanti siti si sfidano a colpi di campagne pubblicitarie imponenti che in precedenza erano appannaggio solo di qualche multinazionale.
Fino a qualche mese fa si potevano vedere gli autobus e i tram di Milano tappezzati dalla pubblicità di uno di questi portali immobiliari il cui logo era anche stato proiettato, nel corso della precedente edizione della Biennale di Venezia, sulle impalcature di un grande albergo ed era visibile da tutto il bacino di S. Marco.
Per il mio lavoro, nel corso degli anni, ho visto moltissime belle case, lussuose, originali, firmate da architetti e interior designer.
A volte – raramente – dal vero, molto più spesso nei servizi fotografici che le presentano in una veste che non è esattamente quella reale perché c’è di mezzo il lavoro di styling, cioè quel trattamento che rende una casa ancora più bella di quello che è, ma soprattutto la rende più “fotogenica”.
Oggi le parole chiave di questa fotogenia sono: personalizzazione, su misura, custom made.
Nelle case che oggi vengono scelte per essere pubblicate sulle riviste sembra che i mobili dei grandi maestri del 900 del Bauhaus, che sottendevano la volontà di unire il bello alla produzione di serie, uguale e accessibile a tutti, cedano un po’ il passo a oggetti che attraggono per altre caratteristiche: pezzi unici, lavorazioni artigianali, serie limitate.
In altre parole mobili che siano fatti solo e appositamente per quella casa.
Dal punto di vista più generale si possono fare alcune osservazioni. Senz’ordine di priorità le menzioniamo.
Cominciamo con l’open space, che riguarda soprattutto la zona del soggiorno, il cosiddetto living, che ha dominato negli ultimi anni: tende a essere ripensato in una forma meno spettacolare ma più adatta a salvaguardare la possibilità di aprire o chiudere gli spazi, come se si volesse limitare la fiducia nella loro totale condivisione ed emergesse, invece, il bisogno di una dimensione anche intima, raccolta, quasi solitaria.
Quindi si nota spesso l’uso di pareti scorrevoli che possono dividere o chiudere gli spazi.
Una seconda annotazione riguarda l’idea di “possibile apertura” che coinvolge la progettazione della cucina: da luogo della preparazione dei cibi diventa una parte connessa alla vita del soggiorno. La cucina tende a nascondere le attrezzature tecniche la cui dimensione sembra essere inversamente proporzionale alla loro qualità: fuochi ad induzione che tendono all’invisibilità, cappe sempre più piccole che aspirano direttamente dal piano cottura, elettrodomestici nascosti da pareti in boiserie.
Che dire poi del luogo dell’intimità per antonomasia? Il bagno acquista importanza e viene concepito come un ambiente dalle irrinunciabili caratteristiche prestazionali: si parla di spa e di wellness, ma esteticamente l’ambiente viene progettato con linee più sobrie e lineari rispetto a qualche anno fa, quando era in atto una specie di ubriacatura di segni di opulenza visibili.
Anche qui la tecnologia tende a sparire: la vasca idromassaggio, status symbol tanto caro agli anni 80-90, tramonta a favore di vasche senza strumentazioni visibili e docce polifunzionali.
Infine, arriviamo all’esterno della casa: il giardino o, il più delle volte, il balcone è diventato importantissimo e si tende a considerarlo come parte integrante della propria abitazione, tant’è che nelle descrizioni sulla stampa specializzata si sottolinea molto il legame e la permeabilità tra interno e esterno.
Attici e ville contemporanee quasi sempre si affacciano sulla terrazza o sul giardino attraverso grandi vetrate spesso scorrevoli capaci di restituire la sensazione di essere all’aperto stando in casa e viceversa.
L’esterno è diventato un simbolo del benessere profondo che si esige dalla casa e lo si può vedere anche da alcuni segnali significativi.
Quasi tutte le aziende di arredamento hanno lanciato linee d’arredo progettate specificatamente per l’outdoor, talvolta anche con una valenza trasversale: una generazione di mobili concepiti per essere utilizzati sia all’esterno che all’interno.
Si tratta, quest’ultimo, di un settore in crescita che ha alle spalle una ricerca molto interessante sui materiali e sulle loro prestazioni di tenuta all’aperto.
Anche Poltrona Frau, la nota azienda nata come sinonimo di “poltrone da camino”, ha presentato nel corso della design week milanese 2021 la sua prima linea da esterno.
L’attenzione per la parte esterna di una casa attualmente è molto alta e non è un caso se lo spot – in circolazione dall’autunno dello scorso anno – di un noto portale immobiliare fa dire al protagonista Sherlock Holmes “La ricerca è un’arte e a me bastano pochi indizi perché il cerchio si chiuda. Uno splendido terrazzo…”
È questo il nuovo indizio per trovare la casa dei sogni?
s f o g l i a l a g a l l e r i a
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PAOLA PIANZOLA
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