Un po’ di decoro, grazie!
Graphic design a km zero.
Uno spettro si è aggirato nell’ultimo decennio nelle nostre abitazioni: lo spettro delle decorazioni parietali. Per dirla in termini più contemporanei: voglia di decoro. Dopo l’ubriacatura negli anni 60 e 70 del secolo scorso che ha visto una esplosione di colori, forme geometriche, accostamenti improbabili (e kitsch diremmo oggi) tra carte da parati, pavimenti, tappezzerie, passando attraverso un “ritorno all’ordine” degli anni 80 e 90 con colorazioni più sobrie e smorzate sulle pareti (in genere total white con concessioni di tinte pastello per lo stucco veneziano) ecco che da un lustro a questa parte si è riaffacciato, prima timidamente e poi con sempre più coraggio e irruenza, l’utilizzo della grafica sulle pareti.
Grazie all’evoluzione della tecnologia digitale (che ha portato a nuovi sistemi di stampa sia su carta che su stoffa) e all’utilizzo di nuovi materiali (fibra di vetro) oggi sono presenti sul mercato della carta da parati prodotti non solo adatti ad ambienti fino a qualche tempo fa impensabili (bagni e cucine) ma anche customizzabili e quindi adattabili alle esigenze del fruitore.
Parallelamente anche il settore della decorazione del tessile sta attraversando una evoluzione che ha l’obiettivo di unire l’appeal estetico, studiato come sempre dai grafici tessili, a quello tecnico-funzionale per garantire un ambiente confortevole. Abbiamo quindi tessuti che si fanno carico di nuove valenze: ad esempio, associati a particolari filtri carbone il tessile decorato viene a costituire la “pelle” di elementi più complessi (pannelli, contropareti, pareti divisorie) in grado di depurare l’aria degli ambienti, o di abbattere i riverberi in alcuni contesti lavorativi per un migliore confort acustico. Per quanto riguarda più strettamente la grafica, aziende come Wall&Decò, Inkiostrobianco, Glamora, Tecnografica, offrono una vasta collezione di decorazioni nei più svariati stili: si va dal geometrico al floreale, dal vintage all’industrial, dal materico all’orientale e non ultimo all’effetto trompe-l’oeil.
Per cui gli scenari che si sono aperti sono quelli ad esempio di poter lavorare nel nostro box-ufficio (sistema ritornato in auge in seguito alla recente pandemia accanto allo smart working) con un migliorato confort ambientale oppure stare seduti sul divano del proprio living con alle spalle un paesaggio newyorkese adattato alle misure delle nostre pareti, o anche una gigantografia della testa del David di Piazza della Signoria a Firenze.
All’interno di questa varietà di proposte un team che lavora nell’area metropolitana milanese ha fatto una scelta di tipo diverso facendo della “territorialità” un plus: raccontare in una modalità inedita le peculiarità di un ambiente naturale e antropizzato ed il senso di appartenenza ad esso. Il progetto si chiama “Sul filo del Ticino” ed è nato dalle menti di un architetto, Silvia Pullega appassionata di Feng Shui, di una stilista, modellista e “sarta”, come lei ama definirsi, Nicoletta Marnati, e dalla mano grafica di Flavio Fusè, tutti e tre cresciuti in quella zona definita Parco naturale lombardo della Valle del Ticino che si estende a ridosso del fiume tra le provincie di Varese, Milano e Pavia. Da questo connubio è nato un tessuto totalmente naturale, sia per il materiale, – il cotone lavorato nelle aziende tessili del comasco – sia per la grafica che vuole rappresentare la trama dello stesso territorio del Parco, raccontandone il patrimonio della biodiversità presente: un papier peint naturalistico ma con la
rappresentazione tipica del disegno industriale che genera, pur nella sua unicità, un motivo decorativo replicabile come sfondo agli scenari quotidiani. La grafica “Sul filo del Ticino”, oltre che per tessuti d’arredo e capi d’abbigliamento disegnati ad hoc e realizzati a mano, si presta per essere riportata su carta da parati. Una ventata di suggestioni tipiche del Parco entrerà nelle abitazioni? Si, ma con un occhio anche alla hotellerie.
s f o g l i a l a g a l l e r i a