Il Salone secondo…
…Victor Vasilev, Francesco Lucchese, Giovanna Azzarello, Gianluigi Landoni, Rosaria Sofia Galli, Paola Pianzola.
A pochi giorni dalla chiusura della sessantesima edizione del Salone del Mobile abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti del settore di raccontare le loro personali impressioni sull’evento fieristico milanese. Quali sguardi migliori per cogliere aspetti che, magari, risultano invisibili ai più?
IL SALONE SECONDO…: Victor Vasilev, architetto e designer.
Il successo di questa edizione del Salone del Mobile non è giunto inaspettato: tra gli Operatori si sentiva l’esigenza, dopo due anni di pandemia, di ritornare in presenza ed io stesso ero impaziente di ripercorrere i padiglioni, visitare gli stand, toccare i prodotti all’interno della struttura Fiera Milano, un luogo speciale che, anche ad anni di distanza dalla sua nascita, ancora ritengo essere tra gli spazi meglio riusciti per questo tipo di eventi.
A mio avviso questo periodo di apparente sospensione –in realtà le aziende hanno continuato a lavorare perché il settore della casa non si è mai fermato- è stato per certi versi salutare, perché ha consentito ai produttori di concentrarsi maggiormente sullo studio dei prodotti e sulle novità legate ad essi.
Questa circostanza ha permesso d’interrogarci sulla dimensione “tempo” e su quanto esso giochi un ruolo fondamentale nella nostra attività: ci ha consentito di porre l’attenzione sulla reale necessità di una scadenza annuale, forse pressante per poter opportunamente proporre un pensiero e un valore alternativi.
Voglio però spiegare che cosa intendo per prodotto innovativo, altrimenti si rischia il fraintendimento. È chiaro che non si può “reinventare” l’arredamento della casa una volta l’anno, e su questo mi pare non ci siano dubbi, ma è anche vero che un esperto del settore riesce durante l’evento fieristico a percepire dagli allestimenti, dalla rivisitazione di alcuni prodotti, ecc. se l’azienda sta procedendo con coerenza lungo un percorso ben definito oppure si trova in una fase di ricerca di nuove direzioni.
La presentazione di novità riferite ai singoli prodotti è qualcosa che io apprezzo ma che non considero di fondamentale importanza: ciò che si deve osservare al Salone è il generale stato di salute di una realtà che non è quella del singolo prodotto.
Ci sono aziende, e parlo ad esempio di Minotti, Boffi e Flexform solo per citarne alcune note, che hanno le idee molto chiare e seguono un percorso facilmente percepibile dagli operatori esterni: esse propongono soprattutto “un’idea ben precisa di casa” e non si fermano alla proposta di un singolo oggetto che può seguire o meno le mode del momento.
In questa edizione del Salone ho assistito ad importanti assenze, quali Vitra ed alcune aziende danesi: avranno forse privilegiato altre fiere di settore?
Peccato, perché penso che l’evento espositivo milanese con tutti gli appuntamenti del Fuorisalone sia un mix vincente tra pragmatismo e creatività, non rintracciabile in altre parti del mondo.
L’appuntamento del prossimo anno rappresenterà un test ancora più importante per il Salone data la particolare contingenza economica, che si respira già oggi e che promette riflessi nel futuro, e le oggettive difficoltà di approvvigionamento di materiali e risorse dovute alla delicata situazione internazionale.
Cosa posso quindi aggiungere ancora? “Avanti Milano!”
V.V.
IL SALONE SECONDO…: Francesco Lucchese, architetto e designer.
Ampia presenza di aziende in tutti i settori in questa edizione del Salone, a fronte di una scarsa percezione di effettive novità.
È stato soprattutto in Eurocucina che, a mio avviso, si è maggiormente evidenziata la difficoltà di introdurre innovazione in un progetto complesso quale è appunto il sistema cucina.
Quindi, in generale mi è sembrato che si sia lavorato poco sul concetto di innovazione puntando più sul consolidamento e la messa a punto di prodotti già presentati negli anni precedenti. La cosa positiva è che questo ha portato le aziende a concentrarsi di più sulla cura dei dettagli e a tal proposito voglio citare Molteni, Poliform e Lualdi: particolari su falegnameria e ferramenta sviluppati in modo accurato e completo.
È nel settore dei complementi d’arredo che ho ravvisato qualche elemento in più di novità e faccio riferimento a Fiam e Glass Design, qualche nuovo stampo per le sedie ed imbottiti.
Non ho invece percepito una buona presenza nel settore vetro, uno dei miei campi di interesse, che esponeva nei padiglioni 2 e 4, riservato ai marchi per il lusso. La produzione muranese, che sta risentendo della particolare contingenza economica abbattutasi sfavorevolmente sui maestri vetrai, era presente con molti prodotti caratterizzati da un’impronta tradizionale, eccezion fatta per alcuni nomi molto conosciuti quali Carlo Moretti. Un gran parte del prodotto esposto apparteneva a noti brand appartenenti al mondo del fashion che si sono “allargati” con proposte sicuramente in linea con il loro tradizionale target.
Grandissima presenza al padiglione 6 dedicato all’ outdoor: accanto a marchi storici, che non hanno presentato comunque grandi novità, c’erano aziende meno note che hanno letteralmente riempito il padiglione con circa una cinquantina di brand dimostrando che la produzione di sistemi per gli ambienti esterni è, in questo momento, veramente significativa.
Per ultimo voglio fare un elogio a Flos: il suo allestimento realizzato in Fabbrica Orobia 15 ha rappresentato per me la “perfezione” in materia di presentazione dei prodotti: un progetto molto apprezzabile da un punto di vista stilistico che ha richiamato alla mia memoria l’allestimento di Pallucco presso gli spazi del Mattatoio di Milano, nel 1988.
Ho trovato un allineamento con una logica di prodotto di grandissima qualità, sempre ben presentato!
F.L.
IL SALONE SECONDO…: Giovanna Azzarello, architetto e designer.
Dopo due anni difficilissimi a causa della pandemia, finalmente, con molta emozione, noi addetti ai lavori abbiamo potuto nuovamente partecipare attivamente a questa grande manifestazione, diventata anche il simbolo di libertà e normalità per la città di Milano, che abbiamo ritrovato piena di vita e di grande energia. Da sempre il Salone del Mobile è generatore di bellezza, inclusione e nuove opportunità, un luogo di dialogo e costruzione, catalizzatore di creatività ed energie: un punto di riferimento per l’intera design community.
Vorrei fare un grade elogio alle aziende espositrici che hanno resistito e lottato per superare i gravi momenti di crisi economica derivanti sia dalla pandemia che dalla guerra tutt’ora in atto e che con tenacia sono andate avanti presentandosi in questa importantissima edizione con le proprie identità valorizzate da contenuti più tecnologici e sostenibili.
Il Salone Internazionale del Mobile, insieme al Salone del Complemento d’arredo, Eurocucina, il Salone del Bagno e il Salone satellite, rappresenta un vastissimo richiamo per tutti gli operatori del settore e negli anni si è ritagliato un ruolo privilegiato che va oltre la semplice realtà fieristica: è un momento di incontro e confronto non solo per i produttori di mobili, ma anche per designer, trend-setter ed architetti che desiderano restare aggiornati sulle tendenze contemporanee all’interno di un contesto estremamente ricco di spunti ed idee innovative.
Gli eventi del Fuorisalone hanno trasformato la città di Milano che è ritornata ad essere vitale in tutti i suoi distretti –Brera, Università Statale e Via Durini in particolar modo – gremita di giovani desiderosi di far parte di questa atmosfera. I concept store hanno mostrato un volto nuovo e si sono trasformati in funzione del grande evento. Anche la cultura artistica si è mobilitata.
Dopo una full immersion tra i padiglioni fieristici ho avuto la netta sensazione che il passato fosse riemerso all’interno di alcuni stand con la presentazione di riedizioni di pezzi storici: di fatto, le novità erano poche, ma comprendo perfettamente, essendo del mestiere, le difficoltà oggettive di proporre ogni anno prodotti innovativi che implicano ovviamente una decisa volontà da parte delle aziende di investire nella ricerca tecnologica.
È un evento importante il Salone, ricco di aspettative e propositi, soprattutto dopo due anni di pausa forzata: una tensione che talvolta premia ma che talvolta rischia la disillusione.
In ogni caso gli oggetti si fanno attori e narratori perché, come ogni opera dell’ingegno umano, raccontano le emozioni che li hanno fatti nascere.
Anche all’interno della kermesse milanese il tema dell’ecosostenibilità è stato argomento di dibattito e confronto per molte aziende e il Salone ha dedicato al tema un intero padiglione nel quale erano presenti espositori da sempre sensibili all’argomento: l’arredamento come risultato di un ciclo produttivo avente come priorità la salvaguardia dell’ambiente e sensibilità per la pratica del riciclo.
L’eco design sarà sicuramente la nuova tendenza dell’abitare con una valenza universale, per poter rendere le abitazioni ecologiche non solo da un punto di vista costruttivo ma anche negli elementi di arredo al fine di essere coerenti con l’impegno sociale che tutti i paesi del mondo stanno divulgando.
Tanti sono i messaggi che questa edizione del Salone Del Mobile ha voluto divulgare: la natura è stata protagonista di molti espositori, così come la filosofia del benessere e l’interscambio tra persone; da qui le proposte relative ad arredi ecologici e che facilitano l’aggregazione.
Ritengo che si possa pensare alla casa post-Covid come un ambiente definitivamente ibrido in cui i confini tra le stanze e le funzioni sfumano per lasciare spazio alla contaminazione.
Il design si sta adeguando a questa nuova concezione dell’abitare.
Questa edizione del Salone del Mobile ha confermato che il lavoro di squadra di un intero settore può produrre eccellenza, con grandi risultati anche nei momenti storici più complessi.
G.A.
IL SALONE SECONDO…: Gianluigi Landoni, architetto e designer.
Il Salone del Mobile di Milano è arrivato. Con due mesi di ritardo, vittima anch’esso del virus, ma è arrivato, inaugurato in pompa magna.
Subito m’ha colto la nostalgia dell’evento del settembre scorso, il Supersalone, e della sua ventata di sana “democrazia” che ne percorreva gli allestimenti, un respiro che qui, invece, m’è parso più stemperato, se non dimenticato.
Sì, perché pare che le aziende leader non si siano risparmiate nella volontà, per quanto delle migliori intenzioni, di mostrare i loro muscoli per l’apparato scenografico, in una realizzazione degli stand forse un po’ faraonica che ha dato l’impressione di un’incombente presenza fin dalle corsie, una sorta di visibilità che chiedeva attenzione a tutti i costi.
So di esprimere un’opinione un po’ forte, probabilmente fuori dal coro, ma tuttavia genuina.
Devo dare atto che ho sentito numerosi pareri favorevoli riguardo a questo Salone, eppure non nego qualche perplessità.
Per esempio quella delle abbondanti (troppe?) iniziative collaterali: non sarebbe opportuno selezionarle un po’ di più?
E ancora, non mi sento di sostenere che sia stato centrato pienamente l’obiettivo di un Salone all’insegna delle premesse legate alla sostenibilità e ai comportamenti virtuosi che erano state poste alla base dell’evento.
Riguardo ai vari prodotti ho constatato un generale innalzamento del loro livello qualitativo, cui è corrisposto un uguale impegno economico, tuttavia non posso che additare un inferiore scatto creativo: il Salone è per me un appuntamento che si ripete costante da parecchi anni ma, questa volta, le produzioni mi sono sembrate più omologate ad un certo amalgama di mood stilistici.
La novità, però, è l’attenzione all’outdoor, una grande corsa per oggetti che sino a poco tempo fa appartenevano agli “interni”. Ci ritroveremo presto a prediligere gli spazi all’aperto?
Una nota dei tempi: sono scomparse le aziende “specialistiche”? A parte il mondo dei produttori di sedie, tutti sembrano fare tutto.
Aggiungo una breve considerazione conclusiva: siamo reduci da una emergenza sanitaria inimmaginabile fino a qualche anno fa e siamo da qualche mese entrati in una dimensione sconosciuta a seguito del conflitto russo-ucraino che va spostando gli equilibri nel mondo. In questo panorama ciò che mi sono mancate come architetto, come designer e come persona, prima di qualsiasi evento fieristico, sono state… le vere relazioni!
G.L.
IL SALONE SECONDO…: Rosaria Sofia Galli, set designer
Il Salone del Mobile 2022 ha segnato un momento importante per l’industria del settore e anche per la città di Milano, che si è rianimata dopo un lungo periodo di sosta forzata e di grande sofferenza per tutti noi.
È stato senz’altro un Salone con tanta voglia e desiderio di riprendere, senza voler stupire: ho percepito la volontà di trasmettere sicurezza e tranquillità.
I toni e i materiali naturali – il legno, la lana, i marmi – sono stati i veri protagonisti e hanno messo in evidenza come la casa sia sempre più al centro della nostra vita perché ciascuno di noi, soprattutto in questo periodo storico, ha quantomai bisogno di ritrovare se stesso nei propri spazi”.
R.S.G.
IL SALONE SECONDO…: Paola Pianzola, giornalista
Parlar male del Salone del Mobile per noi giornalisti di settore ed addetti ai lavori di comunicazione, non è difficile.
Si può partire, ad esempio dall’incredibilmente macchinosa procedura per ottenere il pass per una fiera che si proietta nel futuro più hi-tech!
Ma…una volta sbarcati a Rho, l’aria afosa di questo inizio giugno (meno male che si ritornerà ad aprile) è diventata in qualche modo più “frizzantina”.
Mi è piaciuto l’allestimento rigoroso – qualcuno ha detto triste – dei padiglioni di Eurocucina: tanta tecnologia all’avanguardia per chi si accosta ai fornelli, tanta voglia di renderla invisibile e di vestire la cucina con la preziosa e rilassata immagine del living.
Per il Fuori Salone, dopo quasi tre anni di “prigionia” e l’edizione ponte dello scorso settembre, la pioggia di oltre 700 eventi, che dilata i confini della città del design facendo scoprire luoghi incantati come l’area dell’Ospedale Militare di Baggio, non era così scontata.
Quindi via alla contaminazione e alla mise en scène di un mondo trainante e allargato, perché la casa è ognuno di noi.
E, un po’, l’impressione è che tutti – artisti, fashion designer, chef più o meno stellati, produttori fuori contesto – salgano volentieri sul carro del vincitore.
P.P.
Come chiudere la rassegna?
Ci viene in aiuto una frase catturata “al volo” dell’architetto e designer Gigi Trezzi, dello studio brianzolo Seveso&Trezzi, incontrato casualmente davanti all’installazione Design with Nature di Mario Cucinella. Ancora prima di salutarci con i convenevoli di rito, ha esclamato con sincero entusiasmo:
“CERTO CHE SIAMO PROPRIO BRAVI !”
s f o g l i a l a g a l l e r i a
a cura della
Redazione
VICTOR VASILEV
architetto e designer
✉️ info@victorvasilev.com
📞 333.6332195
FRANCESCO LUCCHESE
architetto e designer
✉️ lucchesedesignstudio@gmail.com📞 +39 02 39325594
GIOVANNA AZZARELLO
architetto e designer
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GIANLUIGI LANDONI
architetto e designer
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📞 +39 02 960 90 19
ROSARIA SOFIA GALLI
set designer
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PAOLA PIANZOLA
giornalista
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