Natura senza paura: i Giardini di Castel Trauttmansdorff
Nulla è come sembra.
A lato della strada c’è un grande spazio in terra battuta, senza segni che indichino dove parcheggiare, solo siepi sempreverdi a mettere un po’ d’ordine. Sui declivi intorno, vigneti, alberi, arbusti e fioriture.
Abituata a condizioni scomode e costose, qui, dove non ci sono obblighi, voglio parcheggiare al meglio, senza sprecare lo spazio libero che, peraltro, è molto.
Scendo dall’auto, mi lascio alle spalle i terrazzamenti coltivati e capisco che c’è un altro parcheggio grande e molto più vicino alla mia meta.
Mi incammino su un piccolo ponte pedonale dalle proporzioni perfette e osservo questo secondo parcheggio che sta di sotto.
Nelle zone carrabili e comuni c’è una tipica pavimentazione da esterno, ma lo spazio per ogni singola auto è definito da un rettangolo di pavimentazione drenante da cui spunta il prato.
Tanti rettangoli di prato, siepi ombreggianti alte una quindicina di metri (composte da molte varietà di alberi a foglia caduca), ortensie, rose e cipressi distribuiscono questo grande spazio dedicato solo alle auto.
Mi vengono in mente le spianate asfaltate dei centri commerciali – le grandi amiche del soil sealing più ottuso – e penso che la mia gita potrebbe concludersi così;
mi basterebbe il ricordo di questi due parcheggi immersi nel verde, tornerei già in albergo felice e, invece, camminando, sono arrivata alla biglietteria.
Siamo a Merano, ma, visto che a questo giro nulla è come sembra, non vi descriverò la città come una bomboniera termale.
Ripenso, invece, alle mie lunghe estati di ragazzina milanese che, appena arrivata qui, non vedeva l’ora di fare tutto senza adulti: chilometri in bici tra i più bei meleti del mondo, a pranzo sotto ai portici con i miei cugini, nella piscina delle terme fino a sera, al Pavillon des Fleurs ad ascoltare musica, fino a qualche birra di troppo tenuta ben nascosta.
Merano mi ha dato la libertà di muovermi come mi pareva, un po’ come il parcheggio in terra battuta di questo posto in cui ci troviamo adesso, i Giardini di Castel Trauttmansdorff.
A circa cento metri sopra la città, infatti, si trovano questi dodici digradanti e coraggiosi ettari di una natura senza paura.
Nessuna paura di trasformare il Castello (oggi sede del Touriseum, il museo provinciale del turismo) e le sue terre coltivate a vigneti e frutteti in un lezioso parco fiorito dei divertimenti.
Nessuna paura, perché questo è un luogo lontano dalla sobrietà classica di un orto botanico, è un luogo che vuole dichiaratamente attrarre i turisti e che si può frequentare con leggerezza vacanziera, ma non si può prescindere, visitandolo, dalla sua vocazione ecologica, dalla perizia con cui è curato, dal suo valore progettuale, botanico e paesaggistico (del resto i giardini sono opera del Centro di sperimentazione agraria e forestale Laimburg che non ha bisogno di presentazioni per chi è del settore).
Qui adulti e bambini imparano a conoscere la natura, senza sentire alcun obbligo di doverlo fare.
Un po’ come capita con quegli insegnanti che raccontano la loro materia con la leggerezza di chi la conosce benissimo e che per questo sa semplificarla senza banalizzarla.
Sono allestiti, infatti, ottanta ambienti botanici differenti che si raggiungono passeggiando tra piante che provengono da tutto il mondo.
Rivolto a sud c’è il soleggiato giardino mediterraneo, dove ci si sente a casa tra cipressi, ulivi, cactus e fioriture spettacolari che si avvicendano nelle stagioni.
Nel versante nord, un lavoro minuzioso ha consentito di allestire i boschi del mondo, piccole porzioni di foreste asiatiche e americane che si visitano in una fresca e calma penombra, passeggiando in un sottobosco rigoglioso e verdissimo.
Questi due estremi sono uniti da corsi d’acqua che ci portano dai giardini acquatici, al giardino dei sensi e al lago delle ninfee, tra palme, camelie e azalee.
Tutto ovunque è ben spiegato e di piante e arbusti si può leggere il nome, per cui si studia senza studiare, sentendosi parte, per un attimo, di luoghi esotici lontanissimi.
Alla fine della passeggiata, l’Alto Adige presenta il suo paesaggio, gli orti, i frutteti, i vigneti e ci dimostra con i fatti in che cosa si traduce il rispetto per la natura da parte dell’essere umano che ne fa parte.
Tra capre, alpaca, porzioni di mondo, versanti di felci, di girasoli e di begonie penso che non ci sia, per me, una lezione migliore. Questi giardini, infatti, hanno ricevuto vari premi nel corso degli anni e, se così non fosse, mi sembrerebbe incredibile.
A Castel Trauttmansdorff la biodiversità convive con differenti visioni artistiche. Nel 2001, insieme ai giardini, sono stati aperti anche dieci padiglioni realizzati da alcuni artisti a cui è stato chiesto di dare la propria interpretazione della natura. Piante e fiori stupefacenti dialogano, quindi, con le installazioni artistiche e ai visitatori è permesso di attraversare tutta questa meraviglia in grande libertà, in prima persona e senza alcuna distanza.
La suggestione sembra non finire mai, perché è anche possibile visitare i giardini al tramonto, prima degli appuntamenti musicali serali.
Portatevi una coperta e sdraiatevi sul prato attorno al lago delle ninfee, ancora una volta non ci sono divieti, perché i maestri giardinieri contano, e non sbagliano, sul nostro rispetto ancestrale per la natura nella sua forma più splendida e intatta.
Cercate uno scorcio panoramico da cui godere le luci della città, scegliete il posto che preferite, trovate l’acustica migliore, ma soprattutto fate come vi pare, siete a Merano.
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ALESSANDRA CORRADINI
PAESAGGIOSTUDIO
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I GIARDINI DI CASTEL TRAUTTMANSDORFF
Strada Provinciale 8 Merano – Scena, 39012 Merano BZ
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CASTEL TRAUTTMANSDORFF