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Aziendesign,  Design

Aziendesign # 7: Sturm Milano

a cura di Annamaria Cassani

Un’irriverente sperimentazione

ANDREA BERTINOTTI
Andrea Bertinotti

Immaginiamo di salire su una macchina del tempo, uno di quei marchingegni che si possono vedere nei film tratti dai classici di genere fantascientifico, e di impostare sul display una data: 1998.
A cosa assisteremmo una volta terminato il viaggio a ritroso?

Per esempio all’inaugurazione, in Giappone, del ponte sospeso più lungo del mondo oppure alla nascita di Google o, ancora, probabilmente esulteremmo per la doppia vittoria di Marco Pantani al Giro d’Italia e al Tour de France e qualcuno festeggerebbe anche per il 25° scudetto della “Vecchia Signora”.
Io mi rivedrei impegnata nella partecipazione ad un concorso di design promosso dalla storica azienda “La Rosa Manichini” che, proprio in quell’anno, affrontava “una delle più grandi sfide” attraverso la creazione di un nuovo brand, oggi STURM MILANO, per il settore dell’arredamento e del design.
L’azienda mirava alla selezione di progetti per la nuova collezione da realizzare interamente con un particolare materiale plastico, totalmente riciclabile, risultato di anni di ricerca: una “miscela di assoluta resistenza, plastica cristallina e trasparente (…) che in forma di granulato viene trafilata, colata dentro stampi e soffiata”.
Ricordo di essere rimasta affascinata dalle sembianze algide dei campioni forniti, del tutto simili a cubi di ghiaccio, e dalla dichiarata lavorabilità del materiale che, a mio avviso, lo rendeva idoneo a vere e proprie scorribande creative nel mondo del design.
Nel bando del concorso traspariva una sincera emozione per la sfida della casa madre e un altrettanto autentico entusiasmo per la nuova avventura in un settore nel quale, a quasi 80 anni dalla nascita, non si era mai cimentata, ma nel quale poteva vantare un plus: la particolare lavorazione che rendeva unici e inimitabili oggetti prodotti in serie.
A 25 anni di distanza ci sono novità per il brand: nuova proprietà, nuova direzione artistica, nuovi designer, nuove collezioni e anche una nuova consapevolezza che non poteva, ovviamente, essere presente al suo debutto: dopo un quarto di secolo il polistirene soffiato non ha quasi rivelato i segni del trascorrere del tempo.

Cos’è rimasto invariato, invece, rispetto a quel periodo di fine anni ‘90?
Oltre all’aspetto “giovanile” delle originali collezioni, immutati sono rimasti l’entusiasmo, la volontà di mettersi in gioco con un’innata propensione al rischio, la rinnovata volontà di “creare un ponte tra design, scultura e poesia”, il tutto condito da una inequivocabile attitudine ad un’ironica irriverenza.

Iniziamo, dopo un simpatico amarcord, la chiacchierata con l’art director Andrea Bertinotti, architetto e designer, affiancato dal proprietario, Michele Pirali.

Annamaria Cassani
In questo incontro voglio ripercorrere alcuni aspetti che appaiono nel company profile del brand. Cominciamo dal nome: “Sturm” -letteralmente tempesta e in senso traslato, sconvolgimento- è la parola rimasta invariata rispetto gli esordi di 25 anni fa. Come vi identificate in questo significato?

Andrea Bertinotti
Siamo partiti con l’analizzare il panorama attuale nel settore dell’arredo e ci sentiamo di dire che gran parte delle aziende ha preferito assestarsi su posizioni caute, sotto la bandiera di un “rassicurante” minimalismo che non ha lasciato spazio ad un approccio più audace e sperimentale.
Sturm Milano, in controtendenza, vuole mettersi in gioco e scuotere il settore dei complementi d’arredo attraverso quella che chiamiamo una “tempesta di prodotto” e che implica l’impiego del polistirene soffiato, un materiale che appartiene alla storia dell’azienda e che si presta non solo alla sperimentazione ma anche a fare emergere quegli aspetti di giocosità, ironia e poesia che caratterizzano il brand.
E a guardare bene possiamo definire “tempesta” anche ciò che avviene in fase di produzione, perché l’aria immessa nello stampo si muove libera, seguendo percorsi imprevedibili ed incontrollabili all’interno di esso così che si ottengono ogni volta prodotti diversi, unici: un vero e proprio plus nell’ambito della produzione di serie.

A.C.
Sturm Milano è stata definita come una “start-up con 100 anni di storia”. Sembrerebbe apparentemente un paradosso. Qual è l’esperienza che dalla casa madre La Rosa, storica azienda che produce dal 1922 manichini per le più grandi firme del settore della moda, si è direttamente riversata nel nuovo brand?

A.B.
La produzione di manichini da parte de La Rosa avviene ovviamente attraverso l’utilizzo di macchinari, ma la componente “umana” è di fondamentale importanza e conferisce alla produzione di serie quasi un carattere di artigianalità. È questo ciò che abbiamo ereditato dall’azienda madre: la possibilità di sperimentare, adattando le macchine alle esigenze della produzione, e le capacità sartoriali che consentono a Sturm Milano di non fermarsi davanti a richieste singolari o curiose.

A.C.
Quali sono stati i fattori/indicatori di mercato che, in un anno non ancora definibile appieno come post-pandemico e nel quale molte aziende hanno avuto serie difficoltà a mantenere il proprio status, vi hanno spronato alla realizzazione di una start-up? Quali circostante lo hanno reso favorevole?

A.B.
È semplicemente accaduto che nel 2020 l’azienda madre ha cambiato proprietà e i nuovi titolari, anch’essi provenienti dal mondo della lavorazione della materia plastica, hanno espresso la volontà di rilanciare la produzione nel campo dell’arredamento e del design iniziata 25 anni prima, immettendo nuova energia, nuove idee e nuove collaborazioni. All’acquisizione sono seguiti due anni di lavoro intenso che ha consentito al brand di debuttare ufficialmente con nuove collezioni già nell’edizione 2022 del Salone del Mobile.
Tutto il team di lavoro ha svolto la propria parte con forza e determinazione per raggiungere questo obbiettivo: mi sento di dire che sono state fatte grandi cose!

A.C.
Sul company profile si legge “STURM MILANO è un brand 100% made in Italy che produce complementi d’arredo per il living e workspace”. Vi chiedo se per voi il made in Italy “resiste” ancora in questo settore come valore aggiunto e quali sono gli aspetti che avete fatto vostri rispetto alla percezione internazionale del prodotto di qualità italiana.

A.B.
Per Sturm Milano si può parlare addirittura di Made in Varedo perché tutto viene realizzato nella sede aziendale, dalla progettazione (là dove non si collabori con designer esterni) alla prototipazione, dalla realizzazione degli stampi alla produzione vera e propria.
Sono convinto che Sturm Milano abbia le caratteristiche che fanno del Made in Italy un valore aggiunto: ritengo che ci siano pochissimi altri Paesi al mondo che sentono fortemente la cultura del prodotto così come in Italia.

A.C.
Cosa intendi, Andrea, per cultura del prodotto?

A.B.
Intendo la capacità di partire da un’idea, trasformarla in un oggetto che si farà poi arrivare negli showroom. In sintesi, la capacità di produrre beni tangibili a partire da un’idea.

A.C.
Mi aggancio a quello che hai espresso poco fa, Andrea, per chiederti di spiegare ai non appartenenti al settore, l’importanza che “ogni step della produzione sia realizzato in azienda, dalla progettazione e prototipazione fino all’imballaggio e spedizione”.

A.B.
Sturm Milano è una delle poche aziende nel settore dei complementi d’arredo che gestisce internamente tutto il processo produttivo: non è un editore e la differenza è sostanziale.
Qual è il vantaggio? La possibilità di curare al meglio i dettagli per arrivare alla definizione di un prodotto perfetto, seguito scrupolosamente in ogni sua fase, dall’ideazione alla consegna al cliente.
È solo in questo modo che si possono correggere in tempo reale eventuali errori, una modalità che non può appartenere a quelle aziende che affidano a terzisti parti di produzione: è difficile intervenire in modo tempestivo su imprecisioni o difetti quando si è solo editori.
Mi piace pensare che i prodotti siano come dei figli che diamo alla luce, per poi seguirne la crescita e lasciarli andare nel mondo (gli showroom) solo quando riteniamo che siano in grado di camminare con le proprie gambe, senza incertezze.

A.C.
Ancora, sul company profile, si legge: “specializzato [il brand] nelle lavorazioni custom e nello sviluppo di progetti/prodotti contract e conto terzi”. Approfondiamo questi aspetti?

A.B.
Gestendo tutta la produzione internamente è possibile per Sturm uscire con facilità “dalle righe”.
Per la maggior parte dei prodotti in materiale plastico -mi riferisco a quelli derivanti da uno stampaggio rotazionale o ad iniezione- non si ha la possibilità di intervenire con modifiche allo stampo e la variazione generalmente investe il tipo di finitura: laccatura piuttosto che cromatura oppure spattering .
Sturm Milano riesce, invece, ad intervenire anche sullo stampo e questo grazie alla capacità del personale interno e alla sua esperienza nel campo della produzione dei manichini nel quale più frequentemente sono richieste variazioni da parte del cliente.
Sturm, ovviamente con le dovute proporzioni, riesce a fare questo anche nel settore dei mobili.

A.C.
Per la produzione di STURM MILANO si parla di design “irriverente” che io ho interpretato come una evidentissima assenza di ossequiosità. Quanto parte ha avuto il polistirene soffiato, con le sue caratteristiche chimico/fisiche ed estetiche, nell’indirizzare la produzione e quanta parte hanno avuto i designers? Si è trattata forse di una tempesta perfetta, un connubio, un incontro favorevole tra filosofia aziendale, materiale e designers?

A.B.
Sturm lavora con un materiale che ha un’immagine molto particolare: poteva essere comodo rilanciare il brand con prodotti che ammiccassero alle tendenze in atto o allineati con quelli dei diretti competitor, ma l’azienda che dell’originalità ha fatto una bandiera -con la sua elevata capacità, come ho già accennato, di intervenire con modifiche alla produzione di serie- ha voluto creare collezioni non confrontabili o imitabili, accomunate da uno spirito ironico, giocoso e spesso audace che è il medesimo che accomuna i nostri designer.
Sturm produce manufatti di serie, certamente, ma con uno sguardo più rivolto all’oggetto d’arte: anche mantenendo la dimensione seriale Sturm mira all’esclusività e all’originalità con dosata irriverenza.

A.C.
Qual è il vostro target? A chi si rivolge STURM MILANO?

A.B.
Qualitativamente la collezione di Sturm Milano si collocano in una fascia medio alta data l’elevata componente di sapiente lavorazione manuale che, come ho già detto, rappresenta un plus dell’azienda.
Più in generale, sotto l’aspetto del gusto, mi sento sicuramente di affermare che le collezioni di Sturm possono essere inserite sia in ambienti arredati con uno stile classico, da cui emergono per contrasto, sia in quelli di tipo minimalista nei quali si calano senza prevaricare a seguito della loro trasparenza.

A.C.
Una gran parte della vostra comunicazione è volta a dimostrare, anche con semplici ed apprezzabili diagrammi di flusso, come l’attività di ecosostenibilità vi appartenga. Lavorando un materiale plastico, in un clima che talvolta sembra connotarsi come una sorta di caccia alle streghe, vi siete sentiti maggiormente investiti di responsabilità?

A.B.
No, non ci siamo sentiti maggiormente investiti di responsabilità in questo senso o, meglio, non più di qualsiasi altra azienda che lavori qualsiasi altro tipo di materiale.
Se lavorata in modo tale che si garantisca la durabilità nel tempo, la plastica è un ottimo materiale, anzi quantomai indispensabile nella nostra contemporaneità: basti solo pensare al suo utilizzo per i dispositivi medicali. 
Sturm ha la certificazione ambientale PLASTICA SECONDA VITA che viene rilasciata a quelle aziende i cui manufatti sono ottenuti dalla valorizzazione dei rifiuti plastici.
Alcuni manichini de LA ROSA sono prodotti con il 100% dello scarto di altri manichini. Per i prodotti realizzati in materiale plastico trasparente Sturm è riuscita ad ottimizzare la quantità proveniente dal riciclo nella percentuale del 30% (per quote superiori verrebbero meno le caratteristiche intrinseche del materiale); per i prodotti con finitura laccata, invece, il materiale utilizzato è al 100% riciclato.
L’obbiettivo di Sturm è quello di essere il più ecosostenibile possibile e lo evidenzia anche nel modo in cui realizza i propri prodotti che sono per la maggior parte totalmente in plastica e quindi riciclabili al 100%.
Quello dell’ecosostenibilità è un sentiero che Sturm percorre per natura: produrre il minor spreco possibile non è solo una questione etica, sociale e ambientale ma è anche una questione di economia aziendale!

A.C.
Quali sono le potenzialità del materiale principe che utilizzate, il polistirene soffiato, rispetto ai prodotti che si possono realizzare? Mi riferisco a misure, spessori, forme, ecc.

A.B.
Il limite della tecnica a soffiaggio è solo nella dimensione dello stampo: dimensioni eccessive non consentono all’aria che viene insufflata di svolgere il proprio compito, cioè quello di far aderire il materiale che fuoriesce dalla trafilatrice alle pareti dello stampo. Nulla vieta invece di fare più stampi e di aggregare poi le varie parti dell’oggetto. Il materiale esprime il meglio di sé per la realizzazione di elementi dalle forme morbide, arrotondate, o che comunque abbiamo un minimo di “raggiatura”.

A.C.
Nel catalogo le immagini fotografiche riportano le vostre collezioni di prodotti associati a pezzi storici di design. Quale messaggio è sotteso a questa scelta di comunicazione?

A.B.
Riteniamo che non si possano rompere gli schemi ed essere originali ed irriverenti senza aver analizzato molto bene quello che ci ha preceduto, in particolare la produzione legata ai grandi Maestri del design che riesce a stupire ed emozionare ancora oggi, a distanza di decenni.
Era questo il messaggio originario sotteso alle immagini del catalogo, ma quello che possiamo augurarci è che alcuni dei nostri pezzi possano diventare altrettanto iconici e che magari qualche startup tra qualche anno li utilizzi per il proprio catalogo con lo stesso intento.

A.C.
Andrea, una domanda un po’ provocatoria. Sul catalogo dell’azienda si legge: “I materiali utilizzati da Sturm Milano sono riciclabili, atossici, resistenti e sorprendentemente durevoli nel tempo”. Non c’è un “sorprendentemente” di troppo? Perché dovrebbe sorprendere che un prodotto di design pensato e realizzato con tutte le cure e le attenzioni possibili, con un mix di tecnologia e artigianalità, non debba anche durare nel tempo?

A.B.
Sicuramente i prodotti realizzati in plastica devono avere caratteristiche di durabilità, altrimenti verrebbero meno i presupposti sui quali si basa la produzione di qualità.
Quel “sorprendentemente” cui hai accennato nella domanda fa invece riferimento ad una precisa circostanza: nel recuperare, a distanza 25 anni, gli ice block con cui erano state realizzate alcune pareti divisorie della vecchia fabbrica, ci siamo accorti che nonostante il quarto di secolo trascorso dalla loro produzione, le superfici dei singoli elementi apparivano “sorprendentemente” quasi come nuove.
È stato questo ad aver dato origine ad una reazione di stupore! Abbiamo preso atto di un’inaspettata abilità intrinseca del materiale, non prevedibile ovviamente in origine: la resistenza al naturale invecchiamento dovuto allo scorrere del tempo.

A.C
Qualche anticipazione per il prossimo Salone del Mobile?

A.B.
Nonostante il breve tempo che separa le due edizioni, saremo presenti all’evento con nuove collezioni oltre che con i perfezionamenti di quelle presentate nel giugno scorso.
Abbiamo esteso le collaborazioni con architetti e designer ed abbiamo realizzato prodotti molto interessanti, molto irriverenti …SORPRENDENTEMENTE DUREVOLI!

Che dire? Ironia, giocosità e (delicata) irriverenza non mancano di sicuro nell’Azienda!  Quindi siamo curiosi di toccare con mano le collezioni di Sturm Milano, tra breve, alla 61esima edizione del Salone del Mobile, al piano terra del Padiglione 10 – Stand F02


s f o g l i a l a g a l l e r i a

ospite
STURM MILANO
Via Pavia, 23
20814 Varedo (MB)
📞 +39 02 99044222
📩 info@sturmmilano.com


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