L’outdoor: aspirazione o privilegio
Quando lo spazio esterno diventa protagonista della nostra immaginazione
Non dobbiamo più sorprenderci: anche lo spazio esterno è casa. E le persone, pur avendolo già da tempo compreso per proprio conto, ultimamente se lo sentono ricordare da schiere di articoli sui giornali e da svariate firme di architetti famosi: così non abbiamo più dubbi.
Fatte le debite proporzioni, lo spazio esterno è assurto a pari dignità e funzione dell’ambiente domestico.
Ce lo rivelano le “intenzioni d’acquisto” di chi cerca un nuovo alloggio: è un fenomeno, quello dell’outdoor, presente ormai da qualche anno e più volte confermato da chi si occupa di compravendite residenziali.
L’elemento di novità, purtroppo, è rappresentato da questa pandemia che ha repentinamente moltiplicato le metriche di un trend già ampiamente in atto, portando lo spazio esterno a diventare elemento irrinunciabile. Ma, soprattutto, non altrimenti compensabile o sostituibile, caratteristica psicologica tipica della sfera dei bisogni.
Infatti, contrariamente a quanto succedeva fino ad alcuni anni fa, il fatto di pensare ad una nuova abitazione risponde, oggi più che mai, a sollecitazioni che superano le esigenze strettamente funzionali dei suoi ambienti e spingono le persone a considerare che l’alloggio debba poter offrire (appagare) anche un insieme di aspirazioni, gratificazioni e rappresentazioni che investono la loro più intima sfera del benessere e dello stile personale. Ragioni che contribuiscono all’espressione di sé, alla qualità (felicità?) di vivere ed abitare lì. Non sosteniamo certo che il numero dei locali di una casa sia un problema secondario o il che suo layout non debba essere godibile e funzionale, tutt’altro. E’ che li si dà per scontati.
Scontata non è, al contrario, la “pertinenza esterna”.
L’altra considerazione da addurre è che l’outdoor, attualmente, non ha target. O, meglio, è trasversale. O, come direbbe Zygmunt Bauman, è diventato “liquido”.
L’esigenza, le considerazioni e l’attenzione che i potenziali acquirenti rivolgono allo spazio esterno (che lo si chiami balcone, terrazzo, loggia o giardino non fa differenza) si somigliano. Risulta l’unico elemento che li accomuna: tutti per uno, un unico, trasversale target.
Per tali ragioni, l’acquisto d’una casa con simile dotazione esterna non rientra nella categoria dei privilegi, tutt’altro; è una legittima richiesta con solide basi nel marketing aspirazionale, quello che ci fa dire: “vorrei … e posso”. Anche perché sognare uno spazio esterno prescinde da una questione economica.
L’outdoor è la nuova necessità: non si notano differenze tra le persone nel modo di rapportarsi al tema, se non per gusto personale nel scegliere l’arredo.
Le loro preferenze, esigenze e immaginario risultano allineati sul versante di una precisa idea di esterno, di uno spazio oggi ritenuto prezioso e irrinunciabile come qualunque altro ambiente di casa.
Un’idea condivisa di cui invece l’abitazione non riesce ad emanciparsi, restando vittima di abitudini e istanze soggettive.
Per i potenziali acquirenti la presenza dell’outdoor è motore e criterio per scegliere la casa.
Si comprende quindi che non è un caso che l’arredo per esterni abbia avuto così tanto successo e attenzione nell’ultimo periodo, così come lo spazio gardening, specie su balconi e terrazzi.
Oggi l’esterno è considerato un “luogo metaforico” dove riprendere fiato da impegni e quotidianità: la ricerca di un tempo lento, umano, riconquistato. Che conceda la possibilità di sfamare la propria personalità, sia in senso estetico (con elementi e complementi d’arredo: lampade, oggettistica etnica, vasi e lampade di design, separé con rampicanti, ecc.) che ludico-ricreativo (aperitivo con amici, lettura, orto sul balcone, ecc.).
Con tali premesse lo spazio esterno diventa la nuova zona lounge.
Proprio perché l’outdoor coinvolge un target trasversale ed è diventato casa, si comprendono le ragioni che hanno portato le aziende a realizzare arredi e complementi tanto belli quanto pratici, curando l’allure estetica (per farli assomigliare ai mobili di casa) e puntando su materiali resistenti (arredi e oggetti vivono felicemente all’addiaccio), tanto da non riuscire più a distinguere se debbano trovare posto “in” oppure “out”.
Le aziende di settore, quali ad esempio:
Nardi, Moroso, Talenti, Emu, Laboratorio del Marmo, Gervasoni,
hanno indubbiamente raccolto questi stimoli in una visione immaginifica capace di tradurre in arredi e oggetti lo spirito del tempo.
Pur considerando l’estrema attualità del tema, ricordiamo anche l’altra faccia della luna, quella meno appariscente ma altrettanto presente.
Il fatto curioso (per non dire paradossale) è che a questa montante attenzione per gli esterni non corrisponde altrettanta disponibilità di balconi, terrazzi, giardini, ecc. come dotazione basica nelle nostre case.
Solo le abitazioni nuove o recenti, diciamo degli ultimi quindici anni, possono vantare una sensibilità progettuale e architettonica capace di prendere atto di un’esigenza in tal senso.
Le transazioni residenziali non lasciano dubbi: la percentuale di abitazioni che possono esibire uno spazio esterno di dimensioni tali da “accettare” arredi e complementi sono statisticamente esigue, è meglio dirlo, a scanso di equivoci.
Il patrimonio residenziale nazionale è stato edificato, per la più parte, negli anni 1960-1990 (circa 50%) e prima del 1960 (circa 40%), quando cioè l’outdoor era parola impronunciabile.
E’ un vero dispiacere che un mercato potenzialmente vasto sia altrettanto limitato per condizioni “strutturali” dovute alla composizione architettonica che non prevedeva, a quei tempi, spazi esterni come li interpretiamo oggi: forieri di valori edonici, simbolici, evocativi e identitari.
Capaci di proiettare l’outdoor, proprio come la casa, in un immaginario cui non vogliamo più rinunciare.
s f o g l i a l a g a l l e r i a
testo Riccardo E. Grassi
progetti architetti: Giulia Torregrossa, ariu+vallino architetti,
D3 architetti associati, Detail Studio, Manuela Magnaghi, Davide Varetto, Simona Basili,
Andrea Zurli
partners: Emu, Nardi, Moroso,
Talenti, LDM, Gervasoni
immagini Adriano Pecchio,
archivio Emu, Nardi, Moroso, Talenti, LDM, Gervasoni