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Architettura,  Paesaggistica

Il Gioiello

La natura e la sua storia

Scrivere che a Padova c’è un solo gioiello non è generoso.

Questa è una città a misura d’uomo e te ne accorgi appena arrivi, perché ti accolgono i portici con quella loro aria giovane, da duecentesca città universitaria quale ancora è. Anche in Prato della Valle c’è un’aria libera e frizzante, gelati, aperitivi, bancarelle, studenti sdraiati e pattinatori; un’isola centrale circondata dall’acqua e un’ottantina di statue che dal Settecento ci ricordano che questa è comunque una città d’arte. A un passo da lì, la basilica di Sant’Antonio che, anche con il suo incessante turismo religioso, ci permette di trovare raccoglimento e pace nei due chiostri. Basterebbe già questo per dire che Padova vale la gita, ma il meglio deve ancora venire. E il meglio, se ci ripenso, mi commuove ancora. Perché la visita agli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni è molto più di quel che si immagina ed è giusto che tutto questo sia patrimonio dell’umanità.

Altro luogo di grandissima suggestione è, a Palazzo Bo (l’antica sede dell’università), il teatro anatomico. A questo luogo che sembra solo un capolavoro cinquecentesco di ebanisteria dobbiamo tutti molto, perché è qui che, praticando la dissezione dei cadaveri, i medici e gli studenti del Rinascimento hanno consentito alla medicina di diventare scienza.

È qui “Dove la morte è lieta di soccorrere la vita”, come c’è scritto all’ingresso di questo luogo non descrivibile a parole.

A questo punto ho perso il conto dei gioielli della città, però so che devo ancora descrivere quello che definirei il gioiello dei gioielli, quantomeno per chi si interessa della natura e della sua storia. Nel tessuto fitto del centro storico c’è un muro antico che conduce a un ingresso elegante, ma piuttosto austero

Anche qui l’Unesco ha deciso che ciò che si nasconde oltre questa soglia sia patrimonio dell’umanità.

Non vedo come potrebbe essere altrimenti, visto che è dal 1545 che in questo luogo preciso sorge il più antico orto botanico del mondo, voluto dall’università di Padova

L’ateneo, con la sua altissima vocazione alle scienze mediche e farmacologiche, potremmo dire che cesellò uno spazio rigorosamente geometrico – un quadrato iscritto in un cerchio – in cui coltivare le erbe medicinali. In questo modo, semplice e geniale allo stesso tempo, la particolare suddivisione e forma delle aiuole favoriva la catalogazione, lo studio a memoria e il riconoscimento (allora molto incerto) delle piante curative.

Il lavoro dell’università e degli studiosi era talmente prezioso e unico che spesso l’orto più importante del mondo veniva saccheggiato, per cui si pensò di proteggere le piante con quel muro di cui dicevo prima.

Vi basterà costeggiarlo ed entrare per capire che lo studio umano qui può essere solo una faccenda umile, faticosa, fiorita, profumata e tanto preziosa da riuscire a trasformarsi in progresso scientifico.

Nel 2014, accanto a questo piccolo gioiello elegante e antico, si è aggiunto il Giardino della biodiversità. Un’enorme serra a basso impatto ambientale, costruita con tecnologie sofisticate, che funziona a energia solare e raccoglie, in enormi e spettacolari vasche, l’acqua piovana per molte delle sue necessità. All’interno di questo edificio modernissimo sono riprodotte molte fasce climatiche terrestri (dalle foreste tropicali al clima arido), per cui è facile capire come a ogni clima corrispondano determinate piante e non altre.

Tutto il percorso è spiegato in modo suggestivo e comprensibile per chiunque, con un occhio di riguardo ai bambini e ai ragazzi.

Si cammina adeguando il passo e il respiro (perché a tratti si è affaticati dall’umidità), circondati da una vegetazione più che lussureggiante, tra scultorei fiori coloratissimi, liane, foglie enormi, piante altissime e mille toni e tessiture di verde che spiegano senza parlare la magia e l’importanza della biodiversità.

E, alla fine della visita, ci si sente molto fortunati, perché si percepisce quanto sia mite e dolce il clima mediterraneo nel quale viviamo.

Fortunatissimi, perché è il clima meno diffuso al mondo, ma che conserva il 20% circa di tutta la biodiversità esistente.

Come potrebbe, altrimenti, l’Italia essere così bella?


s f o g l i a l a g a l l e r i a

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ALESSANDRA CORRADINI
PAESAGGIOSTUDIO

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ORTO BOTANICO DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA
Via Orto Botanico 15  35123 Padova
📞 +39 049 827 3939
📩 info@ortobotanicopd.it 

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courtesy of Università di Padova

Alessandra Corradini


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