Siamo stati Fuori, siamo stati Super (Salone)
Ad una settimana di distanza dalla chiusura riportiamo le nostre impressioni
(e riflessioni) sulla kermesse milanese.
Innanzitutto vorremmo sfatare la leggenda metropolitana diffusasi “su al Nord” secondo la quale il Supersalone si potesse tranquillamente girare in un paio d’ore: a noi non ne sono bastate cinque e ancora ci sarebbe stato da vedere, analizzare, ascoltare…
L’impressione immediata è stata quella di una sobria e confortante compostezza: come note musicali diverse sulle uniformi righe di un pentagramma, messe lì con lo scopo di creare quell’unione necessaria per far risuonare una rasserenante melodia, le aziende con i muscoli in crescita si sono potute “democraticamente” confrontare ad armi pari con quelle che sfoderano già da anni un “fisico” più allenato e strutturato.
E se qualche Operatore aveva dato per concluso l’evento già il giorno prima, in quel venerdì 10 settembre in cui abbiamo calcato più di tredicimila passi percorrendo tutti i corridoi dei quattro padiglioni dedicati, si è dovuto ricredere: ancora in tarda mattina fervevano contatti commerciali e un’importante presenza di pubblico, professionale e no.
C’erano, tuttavia, anche significativi spazi “vuoti” al Supersalone e se questa mancanza, in altre occasioni, poteva dar adito ad impressioni negative, lì, in quel contesto e in questa contingenza storica, le assenze sono state percepite quasi come una necessaria e auspicata condizione dovuta al cambiamento delle nostre abitudini negli ultimi diciotto mesi di pandemia.
Nonostante questo, ci è sembrato che gli Operatori presenti fossero concordi nell’esprimere soddisfazione per un evento i cui risultati hanno superato le singole aspettative, soprattutto pensando che il periodo che segue i mesi estivi deputati solitamente alle vacanze, non è sicuramente dei più favorevoli per qualsiasi tipo di organizzazione.
Abbiamo molto apprezzato la presenza di ADI attraverso la mostra “Take Your Seat / Prendi posizione”, suddivisa in quattro sezioni nelle quali sono state esposte più di 130 sedie premiate o segnalate nelle varie edizioni del Compasso d’Oro: ciascuna seduta poggiava sopra un basamento sul quale erano riportati i testi di scrittori e poeti con chiaro richiamo alle attività, anche faticose, che si possono svolgere da seduti.
E, ancora, abbiamo apprezzato lo spazio dedicato all’esposizione dei numerosi prototipi delle scuole di design europee, fucine di quei giovani talenti che non hanno potuto mettersi in mostra lo scorso anno.
Un fatto ci è risultato subito molto chiaro al termine della nostra visita:
il Supersalone non ha rappresentato la “versione 2021” del Salone del mobile.
È stato qualcosa di diverso, così come, ci è parso di capire, era nelle intenzioni iniziali degli Organizzatori: un segnale forte – ma non urlato – delle Aziende che hanno voluto confortare il settore e tutto l’indotto, particolarmente importante per la metropoli milanese, confermando la loro presenza con un messaggio dalla valenza sicuramente positiva.
“Abbiamo fatto un dono a Milano. Sapevamo che sarebbero venuti a mancare tanti visitatori importanti, ma dovevamo comunque farlo: la città lo meritava!”
Questo è uno dei messaggi che abbiamo raccolto percorrendo le vie milanesi del Fuorisalone, una camminata durata più di tre ore che, iniziata da Via Pontaccio, nel cuore del Brera District, si è conclusa alle spalle del Duomo, in Via Santa Cecilia: una drastica riduzione rispetto alla quantità di eventi che sono stati organizzati nei vari distretti ma è stato comunque determinante per respirare un “reale clima di sincera accoglienza” ed un desiderio di stringersi virtualmente le mani (o i gomiti) e, finalmente, dopo mesi di relazioni digitali, conoscersi dal vivo.
Così è accaduto, lungo il percorso, negli showroom di Talenti, Moroso, Falper, Dilmos…
Abbiamo apprezzato l’allestimento per Cristina Rubinetterie curato da Elisa Ossino Studio e basato sulla semplice espressività dei materiali che fanno parte degli allestimenti di cantiere.
Abbiamo documentato la coda di persone sul marciapiede che attendeva di poter visitare lo showroom di Boffi e sbirciato attraverso le vetrine del nuovo spazio espositivo di Antrax curato da Victor Vasilev ed inaugurato recentissimamente.
In Via Santa Cecilia, presso lo “spazio trasversale” Arena – Listone Giordano realizzato nel 2019 su progetto di Michele de Lucchi, abbiamo assistito alla presentazione dei prodotti delle aziende partners, realizzati con materiali estremamente eterogenei accomunati dalla medesima passione e perizia per le lavorazioni: Vaselli, per la pietra, Matteo Brioni, per la terra cruda, Blueside, per il vetro soffiato, Metallum, per i rivestimenti in metallo puro, e infine Panzeri, per la luce.
Listone Giordano, attraverso la voce di Andrea Margaritelli, ha presentato la sua novità per il 2021: non una nuova collezione di pavimentazioni in legno, bensì di un progetto, il Greentable, un forum internazionale su architettura e design ecosostenibili.
Ed è dalla esposizione di queste argomentazioni da parte dello stesso Margaritelli – tra le cui cariche, all’interno dell’Azienda, riveste anche il ruolo di presidente della Fondazione Guglielmo Giordano – che ci portiamo a casa una riflessione:
se la somma di milioni di piccoli gesti individuali, che hanno implicato il cambio delle nostre abitudini quotidiane, sta portando al tanto agognato controllo della recente pandemia allora, in ugual modo, la somma di tanti piccoli gesti individuali e consapevoli potrà avere dei risultati positivi per la salvaguardia del nostro Pianeta rispetto ai mali che lo affliggono.
Per ultimo: ci eravamo riproposti di stendere dei commenti senza il supporto di alcun dato numerico, di bilanci redatti da Uffici preposti, ecc.
Invece, una frase dell’architetto Stefano Boeri, curatore dell’evento speciale del Supersalone, riportata on line in occasione di una recentissima intervista per il Corriere della Sera induce ad una ulteriore riflessione: “ …abbiamo dimostrato che è possibile aprire al pubblico le esposizioni commerciali, senza disturbare il lavoro degli operatori”.
Ci rende un po’ perplessi l’uso del verbo “disturbare” in questo contesto: viene utilizzato come una delle possibili azioni esercitabili da un Pubblico di non addetti al settore, ma capiamo perfettamente il senso e le mille sfaccettature che sono sottese alla frase. Il Salone ed il Supersalone sono eventi nati allo scopo di creare relazioni e scambi commerciali anche e soprattutto a livello internazionale, riunendo sotto lo stesso tetto e per circa una settimana il meglio della produzione italiana (e non solo).
Il Pubblico non rappresenta, tuttavia, un accessorio, un “di più” che distrae e toglie l’attenzione degli Operatori: è anzi la linfa che, a valle, alimenta il settore e lo mantiene vivo.
Riteniamo anche che negli ultimi anni, e grazie al web, il Pubblico sia diventato sempre più protagonista: informato, preparato ed esigente.
Abbiamo visto girare tra le vetrine del Supersalone coppie con figli o con passeggini al seguito, fermarsi davanti agli stand e chiedere informazioni anche tecniche. Se partiamo dal concetto che l’abitare è una delle primarie espressioni dell’individuo e che pertanto tutto ciò che è inerente interessa tutti, nessuno escluso, e se è vero, come abbiamo avuto modo di ascoltare, che i nostri Designers auspicano l’introduzione dell’insegnamento della “cultura del progetto” a partire dalle scuole primarie, allora si può pensare che, l’educazione possa iniziare anche da qui, dai Saloni o dai Supersaloni.
Perché, nel frattempo, in più di sessant’anni di storia italiana,
il Salone Internazionale del Mobile è diventato patrimonio di tutti.
s f o g l i a l a g a l l e r i a
testo
Annamaria Cassani
immagini
Adriano Pecchio
guest companies
ADI Design Museum
Talenti
Moroso
Falper
Dilmos
Cristina Rubinetterie
Boffi
Antrax
Listone Giordano
Vaselli
Blueside
Metallum
Panzeri